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Così l’IA sta riscrivendo le regole della difesa. L’analisi di Caine (Thales)

Di Patrice Caine

Dalla capacità di comprimere i cicli decisionali in pochi minuti alla trasformazione dei posti di comando, passando per l’impiego in radar, radio, sistemi anti-mine e caccia, l’intelligenza artificiale sta rivoluzionando la difesa, offrendo un vantaggio decisivo a chi saprà adottarla per tempo. Pubblichiamo l’editoriale, originariamente apparso su Le Monde, del presidente e ceo di Thales, Patrice Caine

Cosa hanno in comune fra loro le battaglie di Salamina (480 a.C.), di Crécy (1346), della Marna (1914) e la battaglia d’Inghilterra (1940)? Nonostante si siano svolte in periodi diversi nell’arco di oltre mille anni, tutte e quattro costituiscono un esempio di combattimenti il cui esito è stato in gran parte determinato dallo stesso fattore: la velocità.

Che si tratti di trasmettere ordini, manovrare la flotta, rilevare la velocità, rifornire gli equipaggi o fare manutenzione, un esercito in grado di operare più velocemente dell’avversario ha spesso goduto di un vantaggio decisivo.

Questo è esattamente ciò che promette l’impiego dell’Intelligenza Artificiale nei sistemi di difesa, e sebbene l’attenzione sia principalmente sul suo ruolo nell’autonomia dei droni, il contributo di questa tecnologia non si limita solo a tali oggetti. L’intelligenza artificiale infatti viene installata su un’ampia gamma di apparecchiature per migliorarne le prestazioni.

Dall’interpretazione dei dati radar alla riduzione del rumore nelle comunicazioni radio, dalle misure anti-mine ai sistemi di identificazione delle minacce sugli aerei da combattimento, ci sono oltre un centinaio di casi concreti solo in Thales in cui l’Intelligenza Artificiale sta aumentando l’efficacia delle nostre soluzioni tecnologiche sul campo di battaglia.

Questi miglioramenti hanno un impatto significativo sulla rapidità delle operazioni. Complessivamente, è probabile che possano ribaltare l’equilibrio delle forze, o addirittura dare a Davide il vantaggio su Golia.

Uno dei tanti esempi è rappresentato dai posti di comando. Durante l’esercitazione Steadfast Jupiter della NATO nell’ottobre 2023, abbiamo dimostrato come l’Intelligenza Artificiale possa essere utilizzata in teatro operativo per integrare grandi quantità di dati eterogenei al fine di fornire sia una comprensione tattica sia raccomandazioni che potrebbero essere utilizzate direttamente dagli ufficiali. Il cambiamento nel ritmo è radicale: l’IA ha reso possibile ridurre a pochi minuti un ciclo decisionale che prima richiedeva ventiquattr’ore.

Dobbiamo essere consapevoli dei tempi storici che stiamo vivendo. Non è frequente che una tecnologia riesca a rimescolare le carte del potere così rapidamente rispetto ai lunghi cicli che normalmente caratterizzano l’evoluzione dei sistemi di difesa.

Come i corridori di lunga distanza sono improvvisamente costretti a correre più forte per lo sprint finale, tutti gli attori della difesa devono organizzarsi di conseguenza. Coloro che non riusciranno ad adattarsi e a dispiegare rapidamente soluzioni di Intelligenza Artificiale all’interno delle loro forze armate potrebbero trovarsi indeboliti di fronte ad avversari più agili.

Contrariamente a quanto si crede, l’Europa non è in ritardo. Certo, nel campo dell’IA generativa il “vecchio continente” è partito dopo rispetto ai suoi partner, ma innanzitutto ha la capacità di rientrare in gara e, in secondo luogo e in linea di massima, non è in questo settore specifico che si sta giocando il futuro dell’IA per ambienti critici.

Sviluppare un’Intelligenza Artificiale per l’integrazione in un sistema di difesa è un esercizio molto specifico, che implica requisiti che non hanno nulla in comune con gli strumenti destinati ai consumatori. A differenza di alcuni noti robot conversazionali, ad esempio, l’IA per la difesa deve essere perfettamente affidabile. Deve anche essere in grado di spiegare i propri risultati. I suoi algoritmi devono essere capaci di operare in apparecchiature di bordo con risorse limitate (in termini di peso, volume, consumo energetico, potenza di calcolo, ecc.). Soprattutto, questa IA richiede i massimi livelli di cybersecurity, perché sebbene il suo potenziale per gli eserciti sia enorme, i rischi associati a potenziali vulnerabilità non sono da meno. In breve, questa Intelligenza Artificiale per la difesa deve essere, prima di tutto, un’IA di cui ci si può fidare.

Tutto ciò implica scelte in ambito progettuale e l’uso di tecnologie specifiche che alcune delle principali aziende europee hanno elevato allo stato d’arte, e in alcuni casi stanno persino definendo. Nell’attuale clima internazionale instabile, non dobbiamo perdere questa occasione quasi provvidenziale per aumentare la velocità di aggiornamento che ha sofferto a causa di decenni di sotto-investimento.


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