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IA e giornalismo, quale bussola per navigare il cambiamento. Scrive Stazi

Di Andrea Stazi

L’IA è sempre più integrata nel giornalismo, dalla produzione di contenuti alla ricerca di informazioni, migliorando l’efficienza e supportando la creatività. Tuttavia, questa evoluzione solleva anche questioni critiche che devono essere affrontate per garantire un uso etico e efficace della tecnologia. Il commento di Andrea Stazi (senior advisor external relations, Multiversity)

L’intelligenza artificiale sta modificando profondamente i concetti stessi di informazione e giornalismo. L’introduzione di modelli come ChatGPT, Gemini e Copilot ha catturato l’attenzione del pubblico e sta rivoluzionando il settore, per cui rappresenta sempre più evidentemente un fenomeno ineludibile rispetto al quale attrezzarsi per non esserne superati.

Come hanno evidenziato l’Associated Press nel suo rapporto su Generative AI in Journalism e recenti esperimenti quali Il Foglio AI, l’industria giornalistica sta esplorando e implementando l’IA in diversi modi, iniziando a sfruttarne le opportunità ma anche ad affrontarne le sfide.

Tra le opportunità dell’intelligenza artificiale per il giornalismo ci sono:

  • produzione di contenuti: l’uso predominante è nella creazione, modifica e trasformazione di testi, contenuti multimediali, traduzione, trascrizione e metadati;
  • ricerca e comprensione delle informazioni: l’intelligenza artificiale può assistere nella scoperta di notizie, nella ricerca, nel brainstorming, nella cura dei contenuti e nell’identificazione di fonti;
  • efficienza: si spera e talvolta si riscontra che l’intelligenza artificiale faccia risparmiare tempo e aumenti l’efficienza in compiti come l’editing di immagini, il monitoraggio, la generazione di testi, e-mail, post social, eccetera;
  • supporto alla creatività: l’intelligenza artificiale può aumentare la creatività nella scoperta di storie, nella generazione di idee e nell’esplorazione di concetti e stili diversi;
  • collaborazione: l’intelligenza artificiale può fungere da collaboratore o sounding board per confrontarsi sulle idee.

Tuttavia, l’introduzione dell’intelligenza artificiale comporta anche sfide significative.

  • Preoccupazioni etiche: le più importanti riguardano la mancanza di supervisione umana, l’accuratezza e i bias negli output dell’intelligenza artificiale. C’è preoccupazione per la disinformazione o misinformazione, l’erosione e la riduzione della qualità complessiva dei contenuti giornalistici.
  • Affidabilità e accuratezza: i modelli possono produrre informazioni errate, non pertinenti o vere e proprie “allucinazioni”.
  • Trasparenza: vi sono preoccupazioni per la mancanza di trasparenza sull’uso dell’intelligenza artificiale, sia internamente che esternamente verso il pubblico;
  • Proprietà intellettuale: vengono sollevate questioni di diritto d’autore riguardo all’addestramento dei modelli da parte delle aziende tecnologiche sui contenuti delle organizzazioni giornalistiche.

Alcune possibili risposte a queste sfide possono essere le seguenti.

  • Formazione e linee guida: è necessaria una formazione adeguata e continua sull’uso responsabile dell’intelligenza artificiale, con linee guida operative chiare, concrete e adattabili. Occorre integrare l’intelligenza artificiale, quale strumento ormai imprescindibile, negli studi di ogni ordine e grado. In questa prospettiva, di recente gli Stati Uniti e gli Emirati Arabi Uniti, seguendo simili approcci virtuosi di Cina, Singapore eccetera, hanno annunciato che introdurranno l’intelligenza artificiale come materia obbligatoria in tutte le scuole pubbliche a partire dall’asilo.
  • Supervisione e verifica: i giornalisti, oltre al loro ruolo imprescindibile d’inchiesta, si troveranno a diventare editori e verificatori dell’output dell’intelligenza artificiale, tramite competenze e strumenti che supportino la verifica umana e il fact-checking. Ciò analogamente a quanto avviene in altri settori, ad esempio diritto, ricerca ecc., ma altresì con la necessità di fungere da garanti dell’informazione che altrimenti si allontanerebbe dalla figura professionale del giornalista venendo lasciata a chi ha interessi a diffondere notizie false o verosimili.

L’intelligenza artificiale sta entrando sempre più nelle redazioni, offrendo potenziale per efficienza e nuove capacità, ma introducendo anche significative sfide etiche e pratiche legate ad accuratezza, bias, trasparenza, supervisione e alla definizione stessa del lavoro giornalistico e della proprietà intellettuale.

Navigare questo complesso scenario richiederà continui investimenti e sviluppi, oltre che in infrastrutture tecnologiche, anzitutto in policy e formazione, in particolare per upskilling o reskilling e responsabilizzazione dei docenti affinché accompagnino gli studenti nel nuovo ecosistema comunicativo dell’era dell’intelligenza artificiale.


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