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Agricoltura (in)sostenibile. Perché Bruxelles valuta la fine delle facilitazioni all’export ucraino

La Commissione europea prepara misure transitorie per gestire la fine del regime di libero scambio con l’Ucraina. Dopo il 5 giugno tornano le quote e i dazi su diversi prodotti agricoli. Ma Kyiv cerca di evitare questo scenario

La Commissione europea si prepara a gestire un possibile “scenario senza accordo” nelle negoziazioni con l’Ucraina per la revisione del cosiddetto “Accordo di libero scambio approfondito e globale”, più comunemente noto come Dcfta, mentre il tempo stringe e le attuali misure commerciali autonome (Atm) sono avvicinano alla scadenza, fissata per il 5 giugno. Queste misure, introdotte nel 2022 in risposta all’invasione russa, hanno sospeso temporaneamente dazi e quote su numerose esportazioni agricole ucraine, con l’obiettivo di facilitare le esportazioni di Kyiv e di sostenere così l’economia del Paese. Tuttavia, il regime di facilitazioni, già prorogato una volta, non è ulteriormente rinnovabile, e Bruxelles ha già ribadito che non intende estenderlo oltre la scadenza. “Esistono vincoli temporali, quindi stiamo esplorando misure transitorie nel caso in cui la revisione del Dcfta non venga finalizzata e applicata entro il 6 giugno”, ha dichiarato un portavoce della Commissione, precisando che suddette misure siano già oggetto di una discussione anche con la controparte ucraina.

Una bozza di atto esecutivo, visionata da Politico, rivela che la Commissione intende reintrodurre le quote tariffarie pre-belliche per una serie di prodotti agricoli considerati sensibili, come uova, mais, pollame, latticini, carne bovina, suina e grano. Le proporzioni delle nuove quote, pari a 7/12 delle quantità annuali previste dal Dcfta, riflettono i sette mesi rimanenti dell’anno in corso. La scelta di non prorogare l’accesso illimitato per l’Ucraina si inserisce in un contesto politico complesso. Negli scorsi mesi alcuni stati, e in particolare Francia e Polonia (soprattutto in prossimità dello svolgimento delle scorse elezioni presidenziali), hanno esercitato forti pressioni per limitare le importazioni, anche a causa delle proteste dei propri agricoltori.

Agricoltura che resta comunque il nodo principale. Il Commissario europeo per l’Agricoltura, Christophe Hansen, ha chiarito che i futuri accordi non manterranno i livelli di apertura garantiti finora dalle Atm. Posizione diatetralmente opposta a quella dell’Ucraina, che punta a preservare l’attuale accesso al mercato europeo, come ribadito dal primo ministro Denys Shmyhal in una recente visita a Bruxelles.

L’obiettivo dell’Ue, ha spiegato il portavoce della Commissione, è garantire stabilità e prevedibilità a lungo termine per gli operatori economici di entrambe le parti, sostenendo al contempo il percorso dell’Ucraina verso l’adesione all’Unione e affrontando le sensibilità del settore agroalimentare europeo. Tuttavia, i tempi restano incerti. “Le cose sono pronte quando sono pronte”, ha commentato il portavoce, sottolineando la necessità di consultare gli Stati membri e i ritardi legati al cambio di leadership della Commissione.

“Al posto di una transizione graduale, la Commissione rischia di provocare un atterraggio duro nel momento peggiore”, ha avvertito l’eurodeputata di Renew Karin Karlsbro, relatrice sul dossier Ucraina al Parlamento europeo. “Reintrodurre ora restrizioni commerciali più rigide danneggerebbe l’economia ucraina e invierebbe un messaggio politico sbagliato sull’impegno dell’Ue”.


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