L’Ucraina sta conducendo un conflitto sempre più sofisticato e asimmetrico, colpendo la Russia nel cuore del suo territorio con operazioni mirate. Kyiv punta a logorare la fiducia e instillare il sospetto
L’Ucraina sta combattendo una sempre più forte guerra asimmetrica in risposta all’aggressione russa. Lo dimostrano diversi fatti recenti: l’operazione Ragnatela, con quattro diverse basi dell’aviazione russa in Siberia colpite da droni; l’attacco al ponte di Kerch, infrastruttura che collega la Russia alla penisola di Crimea che Mosca ha riconosciuto unilateralmente nel 2014; l’attacco contro un convoglio militare russo nella regione occupa di Zaporizhzhia. Tre eventi legati dalla stessa mano: l’Sbu, il servizio d’intelligence Ucraina, sempre più simile al Mossad israeliano.
L’attacco contro il convoglio militare avrebbe distrutto 107 mezzi militari, tra cui 18 carri armati. Ciò che rende questa operazione particolarmente notevole è il metodo di infiltrazione: il servizio sarebbe riuscito a inserire un sistema di lancio di droni nascosto all’interno di un vagone merci che trasportava grano. Una volta che il treno era in viaggio, i droni sono stati attivati a distanza, attaccando prima la locomotiva per fermare il movimento del treno e poi distruggendo sistematicamente l’intero carico militare.
Si tratta di un’operazione che dimostra come la guerra con i droni possa essere modulare, nascosta e attivata in profondità nei sistemi controllati dal nemico. E, se venisse replicata o adattata ad altri teatri (navale, cibernetico o industriale, per esempio) il costo strategico per la Russia potrebbe moltiplicarsi esponenzialmente. La strategia di Kyiv ha costretto la Russia a un controllo maniacale del proprio territorio: ogni veicolo insolito viene esaminato, risorse militari vengono distolte per sorvegliare le strade interne e cresce il sospetto verso i propri cittadini, minando la fiducia nelle istituzioni.
Questo stato di tensione permanente crea attrito sociale, mette sotto pressione le infrastrutture e rallenta i corridoi logistici, sia a fini militari sia commerciali. Invece di limitarsi a colpire bersagli materiali, l’Ucraina ha fatto dell’ambiguità un’arma: trasformando l’immensità russa in un terreno di continua diffidenza, dove ogni spostamento può diventare un pericolo, e alimentando la paranoia tipica delle dittature.
È la quintessenza della guerra asimmetrica: non serve equiparare la potenza di fuoco dell’avversario, quanto piuttosto instillare un dubbio così profondo da far temere persino la propria ombra. Così si conquista il vantaggio ben prima del prossimo scontro.