Mentre Stati Uniti e Cina trattano a Londra, cresce la tensione sulla proposta di Pechino di aprire la sua più grande ambasciata europea al Royal Mint Court, nel cuore finanziario della capitale britannica. Preoccupano le implicazioni per la sicurezza nazionale. Washington ha lanciato un avvertimento esplicito a Downing Street, mentre l’ombra dello spionaggio si allunga anche sui rapporti tra Regno Unito e Unione europea
Con i colloqui tra Stati Uniti e Cina in corso a Londra, si apre la questione sulla mega ambasciata che Pechino vorrebbe aprire nella capitale britannica. Precisamente al Royal Mint Court, che ospitava la Zecca Reale britannica che ha lì ha coniato le sterline dal 1810 al 1975. A preoccupare è il rischio di spionaggio vista la vicinanza a un hub sensibile di cavi di comunicazione critici. Il sito, di proprietà di Pechino dal 2018, si trova esattamente tra i centri finanziari della City e di Canary Wharf e vicino a tre importanti data centre. Sarebbe la più grande ambasciata della Cina in Europa.
Il Sunday Times ha rivelato che la Casa Bianca ha avvertito Downing Street di non concedere il permesso per la costruzione. Un alto funzionario statunitense ha dichiarato: “Gli Stati Uniti sono profondamente preoccupati di fornire alla Cina un accesso potenziale alle comunicazioni sensibili di uno dei nostri alleati più stretti”. E ancora: “Gli Stati Uniti si aspettano che tutte le decisioni vengano prese tenendo presenti i nostri interessi di sicurezza nazionale (sia statunitensi sia britannici) e dopo un’accurata mitigazione come raccomandato e approvato dai professionisti del controspionaggio”.
Stesse preoccupazioni sollevate dai Paesi Bassi, ha raccontato lo Spectator. I parlamentari olandese temono l’impatto che un potenziale spionaggio cinese potrebbe avere sui collegamenti tra la City di Londra e l’Internet Exchange di Amsterdam, nonché sul settore fintech e bancario. Chiedono al governo olandese di sollevare la questione nel Consiglio Affari Esteri dell’Unione europea.
Il tema sarebbe già stato sollevato in diversi incontri diplomatici e politici. Il presidente cinese Xi Jinping ne avrebbe parlato direttamente con il primo ministro britannico Sir Keir Starmer nel corso di una telefonata. Anche il presidente statunitense Donald Trump si sarebbe interessato alla vicenda dando voce alle riserve nel condividere intelligence con il Regno Unito se l’ambasciata dovesse aprire.
I membri dell’Inter-Parliamentary Alliance on China (Ipac) hanno inviato al Consiglio di sicurezza nazionale degli Stati Uniti un memo sul dark cabling sotto il sito dell’ambasciata che “alimenta la City di Londra”, il cuore dei servizi finanziari britannici. Luke de Pulford, direttore esecutivo di Ipac, ha dichiarato: “La mega-ambasciata cinese è diventata un punto critico nei negoziati commerciali Uk-Usa ed è stupefacente che la Casa Bianca abbia dovuto confermare pubblicamente il rischio dei cavi solo per difendere il proprio sistema finanziario. È tempo di mandare a Xi Jinping un messaggio chiaro: nonostante pressioni o coercizioni, Regno Unito e Stati Uniti non baratteranno la sicurezza nazionale, e quest’ambasciata non si farà.”
John Moolenaar, repubblicano a capo della commissione Cina della Camera dei Rappresentanti, ha detto: “Se le notizie sono accurate, collocare un’ambasciata cinese di dimensioni senza precedenti sopra cavi sensibili che supportano i sistemi finanziari di Stati Uniti e Regno Unito costituirebbe un rischio inaccettabile per le nostre istituzioni. Il Partito comunista cinese ha già dimostrato chiaramente di prendere di mira infrastrutture critiche. Questo sviluppo solleverebbe serie preoccupazioni negli Stati Uniti e potrebbe essere visto come un atto di eccessiva espansione strategica da parte di Pechino e un curioso errore di giudizio da parte di Londra”.
Sir Richard Dearlove, ex capo del Secret Intelligence Service britannico (o MI6), ha detto all’I Paper che la presenza di reti di cavi vicino all’ambasciata proposta rappresenta un “vero problema”, poiché i servizi d’intelligence cinesi potrebbero intercettare le linee di comunicazione sensibili “impunemente”.
Il progetto era stato respinto dal consiglio locale di Tower Hamlets nel 2022 per motivi di sicurezza e per l’impatto potenziale sui residenti. Lo scorso anno è stato richiamato per una revisione da Angela Rayner, vicepremier e segretaria all’Edilizia.
Ora il governo britannico laburista, anche sotto la pressione tory, ha promesso di valutare eventuali problemi di sicurezza legati. Peter Kyle, segretario per la Tecnologia, ha detto a Sky News che il Regno Unito fornirà una “risposta completa” a qualsiasi questione di sicurezza. “Sono questioni di cui parliamo continuamente” con gli Stati Uniti, ha aggiunto Kyle. “Ma, per rassicurare la popolazione, gestiamo regolarmente ambasciate e questo tipo di infrastrutture”.
La partita si intreccia con gli sforzi per concludere l’accordo commerciale entro le prossime due settimane. In ballo ci sono anche i rapporti con la Cina. Gli Stati Uniti hanno fissato al 9 luglio il termine ultimo affinché il Regno Unito soddisfi le loro richieste in merito alla proprietà di British Steel attualmente controllata da un’azienda cinese, Jingye, che ha chiesto un risarcimento superiore a 1 miliardo di sterline ai contribuenti britannici.