Nella relazione 2024, il Csis accusa Cina, India, Russia, Iran e Pakistan di minacciare la sicurezza del Paese attraverso interferenze politiche, spionaggio e repressione transnazionale. Ottawa risponde con il Bill C‑70, una riforma legislativa che modernizza gli strumenti dell’intelligence. Ma le tensioni geopolitiche si riflettono anche sulla politica interna, con allarmi lanciati prima delle elezioni federali dello scorso aprile
Minacce più sofisticate, attori più aggressivi, una risposta normativa più ampia. È il quadro che emerge dal Rapporto pubblico 2024 del Canadian Security Intelligence Service (Csis), che dettaglia le sfide alla sicurezza nazionale canadese in un mondo segnato da competizione strategica e conflitto ibrido. L’agenzia sottolinea come Cina, India, Russia, Iran e Pakistan siano oggi al centro delle attività ostili rivolte contro il Canada. Il linguaggio è netto: si parla di interferenze straniere, repressione transnazionale, campagne di influenza e operazioni cibernetiche, tutte condotte con l’obiettivo di erodere la sovranità e minare le istituzioni democratiche canadesi.
Le principali minacce statuali
La Cina viene identificata come la principale minaccia strategica. Il Csis documenta una vasta gamma di operazioni che spaziano dallo spionaggio industriale alle attività di influenza su comunità diasporiche, fino a operazioni cyber avanzate come Flax Typhoon, condotta contro infrastrutture critiche. Secondo l’agenzia, Pechino utilizza una “combinazione di leve statali e non statali” per esercitare pressioni su politica, economia e società civile. Anche l’India è fortemente presente nel rapporto. Il Csis denuncia la sua implicazione in azioni di repressione transnazionale contro membri della comunità sikh in Canada, attraverso intimidazioni, sorveglianza e attori criminali locali. L’agenzia conferma l’esistenza di una minaccia persistente, coordinata da ufficiali governativi e agenzie legate a New Delhi.
Le altre sfide
La Russia mantiene una postura ostile attraverso disinformazione, operazioni cibernetiche e spionaggio, spesso mirati a influenzare l’opinione pubblica e destabilizzare le istituzioni. L’Iran, dal canto suo, è impegnato nella repressione di dissidenti iraniani in territorio canadese e in operazioni segrete su individui e comunità. Infine, il Pakistan è indicato come coinvolto in raccolta informativa e iniziative di influenza politica.
La risposta legislativa
Il governo canadese ha risposto a questa escalation con l’introduzione del Bill C‑70, definito nel rapporto come una riforma cruciale per modernizzare gli strumenti di difesa democratica. Il disegno di legge prevede: l’istituzione di un Foreign Influence Transparency Registry, un registro per chi rappresenta interessi stranieri nel Paese; l’ampliamento dei poteri del CSIS nella raccolta, gestione e utilizzo dei dati digitali, incluso l’accesso a informazioni sensibili prima vincolate da limiti tecnici o legali; nuovi reati per punire atti di interferenza straniera e repressione transnazionale; maggiore integrazione tra intelligence, forze dell’ordine e partner internazionali. Secondo il rapporto, queste modifiche sono “indispensabili” per difendere il Canada da minacce non convenzionali. Il Csis sottolinea come le democrazie aperte siano vulnerabili proprio perché trasparenti, e chiede una maggiore consapevolezza pubblica sulla pervasività delle operazioni ostili.
Le interferenze nelle elezioni
Il quadro delineato dal Csis è stato confermato da un’allerta diffusa lo scorso marzo, in cui l’intelligence canadese ha avvertito che Cina e India avrebbero potuto tentare di influenzare le elezioni federali del 28 aprile, poi vinte dal Partito liberale di Mark Carney contro quello conservatore guidato da Pierre Poilievre. Nello stesso bollettino, Russia e Pakistan erano indicati come potenziali minacce secondarie. Le relazioni bilaterali riflettono queste tensioni: con la Cina, già deteriorate da dazi incrociati e dall’esecuzione di quattro cittadini canadesi; con l’India, aggravate dopo l’espulsione di sei diplomatici indiani, accusati di complottare contro separatisti sikh. In questo contesto, l’invito del primo ministro Carney a Narendra Modi per partecipare al recente vertice G7 a Kananaskis ha generato forti critiche interne. Già in passato, un’inchiesta ufficiale aveva accertato interferenze cinesi nelle elezioni del 2019 e del 2021, sebbene non tali da alterarne i risultati. Tuttavia, come ricorda il Csis, anche in assenza di prove definitive, queste operazioni minano la fiducia pubblica nella democrazia – e per questo restano una delle priorità strategiche dell’intelligence canadese.