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Da Tatarella a Meloni. Trent’anni di storia della destra raccontata da La Russa

Di Ignazio La Russa

Pubblichiamo la prefazione del libro “La destra di governo – Da Pinuccio Tatarella a Giorgia Meloni” firmata da Ignazio La Russa. Il testo, a cura di Fabrizio Tatarella, verrà presentato sabato 28 giugno 2025 alle ore 18.30, a Bari

Ricordare i trent’anni dalla fondazione di Alleanza Nazionale significa anche ripercorrere le tappe più significative del percorso compiuto dalla destra politica italiana. Un cammino che oggi, con Giorgia Meloni alla guida del governo della nazione, è entrato nella fase della definitiva affermazione. Dalla nascita della Repubblica fino a Fiuggi non mancarono le difficoltà, le criticità e gli ostacoli. La netta e categorica presa di distanza di Giorgio Almirante da qualsiasi pulsione extraparlamentare fu il necessario e fondamentale presupposto per la creazione, giorno dopo giorno, di una classe dirigente giovane, nuova, capace di progettare e costruire il futuro. Una rotta che ci fu indicata da Pinuccio Tatarella.

È stato lui a immaginare, ispirare, costruire e portare al successo una destra di governo repubblicana, europea, una forza politica moderna e pronta a confrontarsi su tutto e con tutti, senza perimetri precostituiti e senza il bisogno di rifugiarsi nel nostalgismo. Eravamo tutti convinti, grazie alle sue intuizioni, che il partito dovesse andare in quella direzione e che la figura giusta per intraprendere questo cammino verso una destra di governo fosse quella di Gianfranco Fini. È questa la storia della gestazione di Alleanza Nazionale, prima ancora della sua nascita, prima di Fiuggi, prima della coalizione di centrodestra che di lì a poco sarebbe nata. L’arco costituzionale aveva rappresentato una vera e propria conventio ad excludendum nei confronti della destra politica. Un ostracismo che andava ben oltre le aule parlamentari: dai consigli comunali a quelli regionali, dalle università agli organismi di rappresentanza dei corpi intermedi non c’era e non doveva esserci spazio per i missini.

Poche le eccezioni. Penso a Marco Pannella, al suo rapporto personale con Almirante, alla sua partecipazione al congresso del Msi a Roma nel 1982, alla sua famosa affermazione “contro il fascismo degli antifascisti, perché è l’unico fascismo vivo”. Un’affermazione di oltre 40 anni fa… Penso a Bettino Craxi e alla scelta, dopo aver ricevuto il mandato per formare il governo nel 1983, di convocare per le consultazioni anche la delegazione del Msi. Un gesto non formale ma sostanziale, al quale seguirono inviti reciproci in occasione dei congressi del Partito Socialista Italiano e del Movimento Sociale Italiano. Prima di quello di Berlino, cominciavano a cadere i muri della ghettizzazione, della marginalizzazione di un mondo che, nonostante tutto, aveva comunque saputo recitare un ruolo decisivo in tante occasioni della vita parlamentare.

Quando il professor Fisichella, nel 1992, sulle colonne de “Il Tempo”, lanciò la proposta di una Alleanza Nazionale in contrapposizione a quella Alleanza Democratica alla quale stava lavorando la sinistra, ci fu l’accelerazione decisiva. Ricordo l’attivismo, il fervore, l’entusiasmo di quel periodo. I vecchi partiti si erano chiusi nel palazzo, avevano perso la capacità di ascoltare e cogliere l’umore della nazione. Tangentopoli, al netto del giudizio sulle inchieste e sui processi, segnò il momento di non ritorno per la Prima Repubblica. Ma a fronte della caduta di alcuni partiti mancava l’alternativa, una proposta valida e in grado non solo di essere e apparire diversa ma anche di rappresentare una concreta alternativa di governo. E per chi, come noi, da anni aveva intrapreso la sfida di una destra di governo, non c’era più tempo da perdere.

Insieme al Prof. Fisichella ricordo Pietro Armani e tanti altri esponenti della società civile che ci accompagnarono e sollecitarono verso il conservatorismo europeo. E come non ricordare le amministrative dell’autunno del 1993. Riuscimmo a vincere, senza l’aiuto di altri partiti, a Chieti, Latina e Benevento. I nostri alleati erano i cittadini. Ma il vero successo ce lo riservarono le dolci sconfitte di Napoli, con Alessandra Mussolini, e Roma, con la candidatura di Gianfranco Fini. Qui il 35,5% del primo turno e, soprattutto, il 47% ottenuto al ballottaggio contro Francesco Rutelli ci fecero capire che nulla sarebbe più stato come prima. Che nulla ci era precluso. A Roma avevamo annunciato e presentato liste aperte anche a chi proveniva da altre esperienze. I partiti e i movimenti di ispirazione cattolica ci sostennero solo in parte, preferendo non schierarsi apertamente; gli elettori cattolici, al contrario, lo fecero in modo molto più significativo. Le settimane successive furono vissute tra entusiasmo e continue novità. Sempre più personalità aderivano al nostro progetto, in tutta Italia si aprivano i primi circoli, gli iscritti al partito registrarono un aumento eccezionale. E nel frattempo l’imprenditore Silvio Berlusconi era sceso in campo con Forza Italia contro la gioiosa macchina da guerra degli ex comunisti.

Alle elezioni del ’94 ci presentammo alleati al Centro-sud – Polo del Buongoverno – e, soprattutto grazie alle mediazioni di Pinuccio Tatarella, il “ministro dell’Armonia”, nacque il primo governo Berlusconi. Il primo con alcuni ex missini chiamati al ruolo di ministro: Tatarella – anche vicepresidente del Consiglio – Altero Matteoli e Adriana Poli Bortone. Insieme a loro Domenico Fisichella e Publio Fiori. Era ufficialmente nata, un anno prima di Fiuggi, Alleanza Nazionale.

Ma quale fu il concreto contributo di An alla politica nazionale e all’Italia? Per rispondere in maniera oggettiva a questa domanda mi piace ricordare il principale tema che caratterizzò il decennale della sua fondazione, nel gennaio del 2005 a Roma. Verso il termine di una legislatura che ci vedeva di nuovo al governo – ricordo tra gli altri Mirko Tremaglia, ministro per gli Italiani nel mondo – il nostro slogan fu “Eravamo in pochi a chiamare Patria l’Italia. Oggi siamo la maggioranza”. In quel manifesto c’era il portato del nostro contributo alla nazione. Il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi aveva avuto un ruolo fondamentale per restituire agli italiani la fierezza de Il Canto degli Italiani, Inno di Mameli, l’amore per il Tricolore, l’orgoglio per la storia e l’identità nazionale. Un processo che era stato auspicato, immaginato e sostenuto da Alleanza Nazionale, che era così diventato il principale protagonista di un cambio di paradigma necessario e fondamentale. Avevamo dimostrato che le nostre idee potevano affermarsi e radicarsi ben al di là del nostro mondo. Un risultato possibile anche grazie alla qualità, alla serietà e all’onestà di una classe dirigente formatasi dal basso, nelle sezioni, nelle associazioni, nei consigli comunali.

E che non si pensasse solo al contingente ma anche al futuro lo dimostra il percorso del movimento giovanile che, in particolare sotto la guida di Giorgia Meloni, seppe portare all’attenzione dell’agenda politica nazionale le idee, le aspirazioni, l’ironia e la capacità di dialogo di chi sapeva, poteva e voleva confrontarsi con gli avversari. A testa alta, guardando tutti negli occhi. Era finita, e spero lo sia per sempre, la stagione dei nemici e della violenza politica. Un merito storico ben rappresentato da Atreju, la manifestazione di Azione Giovani prima e di Gioventù Nazionale oggi. Ce lo ha ricordato meglio di ogni altro riferimento la presenza di poco tempo fa al Circo Massimo di Fausto Bertinotti, già presente nel 2006. E ce lo ricordano, ogni giorno, le iniziative e le proposte dei tanti parlamentari, amministratori e dirigenti politici di Fratelli d’Italia che allora animavano il movimento giovanile e che oggi costituiscono l’ossatura del principale partito italiano.

La storia di An, oggi ben custodita e rappresentata dalla Fondazione, visse una fase nuova alle elezioni del 2008 quando, su proposta di Silvio Berlusconi, nacque il Pdl per dare agli italiani un contenitore unico, superando le divisioni tra An, Forza Italia e le altre formazioni politiche del centrodestra. Fu una fase cruciale, tra momenti esaltanti – penso alla schiacciante vittoria alle elezioni politiche del 2008 – e passaggi storici non semplici, come il congresso di scioglimento di An. E ancora una volta era stato Pinuccio Tatarella, tanti anni prima, a intuire quella che sarebbe stata la nostra strada e a immaginare percorsi nuovi per chi avrebbe saputo identificarsi con il “partito degli italiani”. Un’aspirazione, più che un semplice progetto. Una stella polare che non ha mai smesso di guidarci e ispirarci.

Lo dimostra anche la nascita e l’affermazione di Fratelli d’Italia, dove personalità esterne alla destra politica tradizionale hanno contribuito, in alcuni casi sin dalla sua fondazione, alla costruzione di qualcosa che sembrava impossibile. Un partito che ha saputo crescere e radicarsi passo dopo passo, grazie a idee chiare, a una leadership giovane, innovativa e instancabile, e all’orgoglio e all’impegno di migliaia di simpatizzanti, sostenitori e militanti. Un partito in grado di guidare e orientare gli scenari politici internazionali. Giorgia Meloni alla guida dei Conservatori europei ha segnato infatti un’ulteriore tappa di una affermazione internazionale che è la migliore risposta a chi, ancora poco tempo fa, preconizzava un isolamento europeo dell’Italia guidata dalla destra. La vicepresidenza esecutiva della Commissione europea affidata a Raffaele Fitto ne rappresenta un’ulteriore riprova, ma il percorso non è finito.

Le contrapposizioni politiche faticano ancora nel nostro Paese a collocarsi nel naturale alveo della dialettica, tornando spesso e purtroppo a ripetere stanchi e stantii ritornelli sulla legittimazione democratica. Polemiche strumentali e in molti casi orientate per evidenti interessi di parte che non fanno bene all’Italia e che, come ci hanno ricordato gli italiani, non portano voti a chi continua a credere più alla contrapposizione che al confronto, più ai pregiudizi che al dialogo. Ciò nonostante, il nostro impegno per una definitiva pacificazione è quanto mai totale, perché sappiamo quanto siano preziosi i valori sociali, democratici e liberali sanciti dalla nostra Carta costituzionale. Non a caso la cronaca politica ci ricorda che oggi, tra i grandi Paesi europei, l’Italia ha il governo più stabile, grazie a una guida autorevole ed efficace. Una guida capace di difendere gli interessi nazionali in tutti i consessi internazionali, nel solco della nostra tradizione europeista e atlantista. Un merito che può e deve essere valorizzato e rivendicato.

È questa la sfida che Fratelli d’Italia ha raccolto e rilanciato: governare bene, per volere degli elettori, nell’unico interesse degli italiani. Ed è per questo che, in linea con i dettami della politica dell’alternanza, la destra italiana – quando lo decideranno i cittadini nelle urne – tornerà a fare la sua parte anche dai banchi dell’opposizione. E lo farà sempre restando dalla parte degli italiani. È questa la principale eredità di Alleanza Nazionale che oggi con questo importante volume vogliamo ricordare.


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