Una valutazione congiunta dei servizi segreti militari olandesi e tedeschi conferma un’intensificazione nell’impiego, da parte della Russia, di armi chimiche vietate in Ucraina. Tra queste, l’uso di cloropicrina, un agente lacrimogeno più potente e potenzialmente letale, sganciato da droni su posizioni di trincea, che costringe i soldati a uscire allo scoperto per essere colpiti con armi convenzionali
La Russia sta intensificando l’uso di armi chimiche nel conflitto ucraino e ne sta standardizzando l’impiego sul campo. Un rapporto presentato dalle agenzie di intelligence olandesi (Mivd, i servizi militari, e Aivd, servizi civili) e tedesche (Bnd) conferma quello che già a più riprese Kyiv e Washington avevano denunciato.
Secondo quanto illustrato dal viceammiraglio Peter Reesink, direttore di Mivd, le prove raccolte tramite intercettazioni, immagini satellitari e intercettazioni radio dimostrano l’uso sistematico di cloropicrina, un agente lacrimogeno vietato dalla Convenzione sulle armi chimiche. Queste sostanze, impiegate in “munizioni improvvisate”, come lampadine e bottiglie piene di gas trasportate da droni, costringono le truppe ucraine a uscire dalle trincee, facilitando successivi attacchi con armi convenzionali. “Non si tratta più di sperimentazioni sporadiche,” ha dichiarato Reesink, “ma di un vero e proprio programma su larga scala, con investimenti accresciuti nella ricerca, nel reclutamento di chimici e nelle istruzioni date ai reparti di guerra chimica russa”. Stando ai dati raccolti, Mosca avrebbe già impiegato cloropicrina in almeno “migliaia di episodi” dall’inizio del 2024, con un picco di intensità nei primi mesi del 2025.
Il ministro della Difesa olandese, Ruben Brekelmans, ha definito inaccettabile la “normalizzazione” di queste pratiche, sollecitando l’introduzione di nuove sanzioni e l’esclusione di Mosca da organi decisionali internazionali, tra cui il consiglio esecutivo dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche, con sede all’Aia.
Le autorità sanitarie ucraine hanno finora registrato oltre 2.500 casi di sintomi riconducibili all’esposizione a gas chimici e almeno tre decessi direttamente collegabili alla cloropicrina. Ma il ricorso a tali armi ha anche effetti indiretti: le truppe costrette a evacuare le postazioni sono esposte a fuoco di fucileria e mortai. “L’intensificazione dell’uso di armi chimiche costituisce una minaccia non solo per l’Ucraina, ma per la stabilità e la sicurezza dell’intera Europa”, ha ammonito Brekelmans, auspicando un rafforzamento della cooperazione tra gli Stati membri dell’Unione Europea e gli alleati della Nato.
La Russia, membro dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche, ha respinto con forza le accuse, bollando come propaganda le segnalazioni ucraine e olandesi. Il portavoce del ministero degli Esteri di Mosca ha rilanciato a sua volta accuse di uso di cloropicrina da parte di Kyiv, richiedendo un’inchiesta internazionale che finora non è stata avviata.
L’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche, pur prendendo atto delle denunce, ha finora considerato insufficiente la documentazione presentata da entrambe le parti per un’indagine completa. La recente divulgazione delle intelligence olandesi e tedesche potrebbe tuttavia spingere vari Paesi a richiedere ufficialmente l’apertura di un procedimento formale.