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La Francia aggiorna la propria strategia nazionale. Ecco il piano di fronte alla minaccia russa

Di Ivan Caruso

La Francia alza il livello di allerta strategica e lancia un messaggio drammatico all’Europa: prepararsi a una possibile guerra entro il 2030. Con la nuova Revue Nationale Stratégique 2025 e l’annuncio di Macron del 14 luglio di raddoppiare il budget militare, Parigi ridisegna completamente la mappa della sicurezza continentale. Un documento che ridefinisce alleanze, capacità militari e deterrenza nucleare, ponendo la Francia al centro di una rivoluzione strategica che coinvolgerà tutti i partner europei, Italia compresa. L’analisi del generale Ivan Caruso, consigliere militare della Sioi

La Revue Nationale Stratégique 2025 francese, presentata in concomitanza con l’annuncio di Macron del 14 luglio di raddoppiare il budget militare entro il 2027, segna una svolta epocale nella concezione della sicurezza europea. “À l’heure des prédateurs, nul ne peut rester immobile” (Nell’ora dei predatori nessuno puo’ rimanere immobile – con queste parole il Presidente francese ha lanciato un allarme chiaro: l’Europa deve prepararsi a una guerra di alta intensità entro 3-5 anni, con la Russia come minaccia principale.

L’Allarme Rosso: Guerra in Europa entro il 2030

Il cuore della strategia francese ruota attorno a uno scenario drammatico ma considerato “centrale”: una nuova aggressione russa contro l’Europa entro tre-cinque anni. Nel suo discorso alle Forze Armate, Macron ha evocato scenari che non si vedevano dal 1945: “La libertà non è mai stata così minacciata dalla fine della Seconda Guerra Mondiale”. La Russia, secondo l’analisi francese, raggiungerà investimenti militari del 6% del PIL entro il 2035, triplicando la capacità bellica attuale.

La Francia identifica in Mosca non solo una minaccia militare convenzionale, ma un avversario che ha “militarizzato” ogni aspetto delle relazioni internazionali. Come sottolineato dal generale Thierry Burkhard, capo di Stato Maggiore francese, “l’epoca in cui si poteva fare finta di niente è finita: oggi, l’indifferenza è un rischio esistenziale”.

La Rivoluzione della Guerra Ibrida

Il documento dedica ampio spazio alle nuove forme di conflittualità, identificando cinque campi prioritari: cyberattacchi, manipolazione dell’informazione, arsenalizzazione del diritto, economia weaponizzata e operazioni militari sotto-soglia. La strategia prevede capacità specifiche per ogni dominio, dall’intelligence artificiale per contrastare la disinformazione ai meccanismi di lawfare per rispondere alla strumentalizzazione giudiziaria.

Particolarmente innovativo è l’approccio alla resilienza interna: il piano prevede la mobilitazione di dieci milioni di giovani tra 13 e 25 anni, la creazione di una “guardia nazionale rinnovata” e l’istituzione di “stadi di difesa e sicurezza nazionale” per modulare la risposta statale. Un’economia che si prepara letteralmente alla guerra, come evidenziato dalla decisione di aumentare la spesa militare a 64 miliardi di euro entro il 2027 – il doppio rispetto ai 32 miliardi del 2017.

L’Autonomia Strategica: complementare alla Nato

Il paradosso apparente tra autonomia europea e rafforzamento Nato viene risolto attraverso una logica dialettica: più l’Europa è forte militaricamente, più l’Alleanza Atlantica è credibile. L’obiettivo non è sostituire gli americani, ma raggiungere un equilibrio strategico che permetta agli europei di gestire autonomamente la difesa del continente, considerando il “progressivo disimpegno degli Stati Uniti dalla scena continentale”.

La Francia identifica capacità critiche che attualmente solo gli USA possiedono: difesa antimissile, sistemi di strike deep, facilitatori strategici, sistemi di comando e controllo avanzati. Lo sviluppo attraverso “campioni europei” permetterebbe di creare un pilastro europeo credibile, sostenuto dall’ambizioso fondo UE per il riarmo da 800 miliardi di euro.

Il Nuovo triangolo strategico: Francia-Germania-Polonia

La guerra in Ucraina ha rivoluzionato le geometrie europee. Accanto al tradizionale asse franco-tedesco emerge la Polonia come terzo vertice strategico. Questo triangolo funziona attraverso meccanismi di consensus building: la Francia fornisce visione strategica e ombrello nucleare, la Germania potenza economica e industriale, la Polonia senso di urgenza e legittimazione presso i “nuovi europei”.

Il formato permette di mediare tra atlantismo polacco, europeismo tedesco e autonomismo francese, creando una leadership europea che Germania, Polonia e Svezia hanno già accettato superando tutti la soglia Nato del 2% del Pil per la difesa.

La deterrenza nucleare: dall’ombrello nazionale a quello europeo

Il documento contiene la rivoluzione più significativa: l’estensione della deterrenza nucleare francese agli alleati europei. Dopo gli accordi con il Regno Unito per cooperazioni su deterrenza e contrasto ad attacchi ibridi come cyber-spionaggio e attacchi satellitari, la Francia apre un “dialogo strategico” per proteggere i partner continentali.

Tre principi governano questa estensione: decisione esclusivamente presidenziale francese; mantenimento del carattere strategico; l’offerta europea non sottrae risorse alla deterrenza nazionale. Un cambio di paradigma da dissuasione nazionale a responsabilità continentale, essenziale per garantire “la fiamma della libertà del popolo francese contro la tirannia”.

L’Italia: partner Mediterraneo-Chiave

L’Italia riceve menzioni specifiche come “partner chiave” insieme alla Spagna per il controllo del fianco sud e le cooperazioni industriali attraverso Leonardo. Pur non figurando nel “primo cerchio” del triangolo Francia-Germania-Polonia, Roma mantiene ruoli cruciali: controllo del Mediterraneo, cooperazioni navali e terrestri, gestione flussi migratori. L’Italia segue un “percorso simile” con obiettivo a medio termine di raggiungere il 2% del PIL per la difesa.

La sfida dei vincoli di bilancio

La trasformazione comporta sfide economiche enormi. Con un debito pubblico già a 62 miliardi e deficit al limite del 3% europeo, il Primo Ministro François Bayrou dovrà conciliare l’espansione militare con i vincoli di finanza pubblica. Macron ha promesso di “trovare le risorse necessarie, puntando su maggiore crescita economica”, ma la sfida di conciliare securitarismo e stabilità economica diventa sempre più complessa.

Verso il 2030: Europa protagonista o spettatrice

Il piano francese esige un cambio culturale titanico: trasformare in cinque anni un continente abituato alla pace in una potenza militare credibile. Come ha dichiarato Macron: “Dobbiamo difendere non solo il nostro territorio, ma anche il nostro modello democratico”. Il successo determinerà se l’Europa del 2030 sarà protagonista del proprio destino o spettatrice delle decisioni altrui in un mondo sempre più pericoloso, dove “la legge del più forte sta sostituendo le regole del diritto internazionale”.


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