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Una cortese domanda a Boldrini e Kyenge

Siamo fedelmente attenti alle indicazioni pastorali di Papa Francesco e abbiamo apprezzato la sua disponibilità a mettere a disposizione dei profughi e immigrati i conventi e gli istituti ecclesiastici. Confessiamo, invece, che non abbiamo ancora compreso cosa propongano seriamente le due gentildonne del Palazzo, Boldrini e Kyenge sul tema. Va bene la comprensione e la disponibilità alle ragioni dell’accoglienza, ma davvero pensiamo di poter assecondare la spinta di oltre due milioni di giovani della sponda sud del mediterranea prospettando loro gli stessi diritti, spesso senza i corrispettivi doveri, dei cittadini italiani in materia di politiche del lavoro, della casa e della sanità?

Davvero riteniamo che senza l’aiuto dell’Europa che, al di là delle sollecitazioni all’Italia di fare di più e meglio, non sa e non vuole porsi il problema della difesa delle sue frontiere meridionali mediterranee, ce la possiamo cavare da soli?

Siamo curiosi di conoscere le soluzioni delle due gentili signore; quella dell’ex esperta ONU sui problemi dei profughi e quella della ministra per l’integrazione, così aperta alle politiche dell’inclusione, sin qui a costo pressoché totale del contribuente italiano e degli ammirevoli e generosi concittadini siculi.

Non basta evidenziare i limiti della Bossi-Fini, qualcuno ci dica cosa proporre in alternativa e con quali risorse?



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