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Renzi fa l’Epifani per conquistare il Pd

Non deve essere stata una buona notizia per l’ego, piuttosto marcato, dicono, di Matteo Renzi. Il suo “amico Enrico” l’ha superato nel gradimento degli italiani. E’ il presidente del Consiglio Enrico Letta il più apprezzato tra i leader politici secondo l’ultimo sondaggio di Demos per Repubblica. Al sindaco di Firenze il secondo gradino del podio con oltre tre punti di scarto, 53,1 a 56,9, e la “consolazione” di essere il candidato preferito in caso di elezioni con il 45,5 % (Letta si ferma al 33,3%).

La corsa alla segreteria

Quali sono le ragioni del superamento? Sicuramente il premier esce rafforzato dal voto di fiducia della scorsa settimana, settimana in cui Renzi è rimasto in posizione piuttosto defilata, concentrato nella sua Firenze, per giocarsi la carta di “buon amministratore locale” nelle prossime sfide che lo vedranno protagonista. E nell’agenda di Renzi per ora non c’è nessuna elezione da vincere. La data cerchiata di rosso sul calendario del sindaco è quella dell’8 dicembre, quando secondo tutti i pronostici dovrebbe conquistare la segreteria del partito. Lo slogan è già pronto, come ha rivelato a Massimo Gramellini sulla Stampa di ieri: “L’Italia cambia verso”. E il verso scelto da “Matteo” per la sua corsa a Largo del Nazareno è sicuramente molto più a sinistra rispetto al passato.

Tutte le giravolte spiegate da Campi

La metamorfosi a “compagno” dell’esponente liberal-riformatore del Pd è stata notata da più di un osservatore, in primis da Formiche.net. Oggi è Alessandro Campi sul Messaggero a elencare tutte le giravolte del giovane e ambizioso sindaco fiorentino. “Il Renzi di oggi non polemizza più con i sindacati”, “sostiene che il Pd dovrebbe decidersi ad aderire alla grande famiglia del socialismo europeo”, “contro Berlusconi è stato di una durezza esemplare”, “non fa che stigmatizzare soluzioni e ipotesi di stampo vagamente neo-centrista”, le sue proposte economiche non sono più ispirate dalle tesi liberaliste di Luigi Zingales o di Pietro Ichino ma da quelle di Yoram Gutgeld, già ribattezzate “Renzinomics”, “ieri parlava di meritocrazia, oggi di uguaglianza”.

I rischi

Virare a sinistra sembra essersi rivelata la strategia vincente per farsi accettare dalla pancia del partito, dal suo gruppo dirigente che uno ad uno, complice l’effetto “carro del vincitore”, sta cadendo ai suoi piedi e quindi per vincere a dicembre le primarie per la segreteria. Ma questo cambio di immagine potrebbe invece non funzionare quando la sfida coinvolgerà tutto il Paese. Quel vasto universo di moderati delusi che era stato affascinato dalla corsa “in direzione ostinata e contraria” del giovane sindaco toscano contro l’establishment del partito ai tempi delle scorse primarie che penserà di quello che Campi chiama ora “compagno Renzi”? Il superamento del moderato Letta nei sondaggi potrebbe essere un segnale del cambio di percezione dell’ormai ex rottamatore. A “Matteo” conviene rifletterci per tempo.



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