Negli ultimi mesi i collegamenti aerei tra lo Xinjiang e l’Europa sono cresciuti esponenzialmente, aumentando la capacità di pressione economica di Pechino. E sollevando nuovi timori sul rispetto dei diritti umani della minoranza uigura
L’espansione commerciale cinese sembra puntare sulla dimensiona aerea. Negli ultimi dodici mesi decine di nuove rotte aeree di carattere prettamente commerciale sono infatti state stabilite tra la provincia cinese dello Xinjiang e i principali aeroporti europei, con adesso più di quaranta collegamenti che permettono il trasporto di migliaia di tonnellate di merci dalla regione della Cina occidentale al Vecchio continente. Ma accanto alla dimensione economica c’è anche una componente umanitaria, alla luce delle accuse rivolte a Pechino di sottoporre la minoranza etnica uigura dello Xinjiang a discriminazione e lavoro forzato.
Secondo un’analisi del traffico cargo condotta dal Uyghur Human Rights Project (Uhrp) di Washington, più di nove compagnie aeree hanno aperto rotte tra lo Xinjiang e Regno Unito, Germania, Ungheria, Grecia, Svizzera, Belgio, Irlanda, Spagna e altri Paesi europei. Lo studio, che copre il periodo da giugno 2024 a maggio 2025, indica che i voli trasportano prodotti di e-commerce, tessili, calzature, elettronica, componentistica per auto e prodotti agricoli, tutti settori considerati come possibilmente collegati a rischio di lavoro forzato uiguro. Ma, di nuovo, i rischi sono anche economici: “L’espansione rapida delle rotte cargo tra la Regione uigura e l’Europa rappresenta una crescente minaccia all’integrità delle catene di approvvigionamento di Ue e Regno Unito”, afferma il report dell’Uhrp.
Il nodo logistico di Ürümqi è al centro della strategia cinese dell’Air Silk Road (parte integrante della Belt and Road Initiative). Il Regno Unito è la principale destinazione dei viaggi che partono da qui, seguito subito dopo dall’Ungheria. Solo a maggio 2025, nell’Ue, in Svizzera e nel Regno Unito sono arrivate circa 2.000 tonnellate di merci provenienti da Ürümqi. Nel frattempo, la rete logistica della regione continua a espandersi, con sette nuovi aeroporti la cui apertura è prevista entro la fine dell’anno, che si aggiungeranno agli oltre 26 già operativi.
Tra le compagnie aeree coinvolte in questa rapida crescita ci sono Camex Airlines, European Cargo, Geo-Sky, Mng Airlines, My Freighter, RomCargo, S.F. Airlines, Titan Airways e Uzbekistan Airways. Molte di queste affermano di non avere informazioni dirette sull’origine effettiva delle merci o sui metodi di produzione, sostenendo di limitarsi al trasporto da aeroporto ad aeroporto per conto di spedizionieri. Alcune, come European Cargo, hanno dichiarato di avere aggiornato le proprie procedure di controllo alla luce di recenti decisioni giudiziarie dei sistemi occidentali. Secondo quanto affermato dal direttore della ricerca dell’Uhrp Henryk Szadziewski “ogni spedizione non controllata da Ürümqi rappresenta un fallimento nell’agire e una potenziale violazione dei diritti umani degli uiguri”.
Il presidente della Commissione mista per i diritti umani del Parlamento britannico, David Alton, ha espresso “profonda preoccupazione” per il fenomeno in questione, ricordando che l’Ue ha recentemente adottato un meccanismo di controllo contro il lavoro forzato. L’avvertimento di Alton fa seguito a quello fatto dalla stessa commissione lo scorso luglio sul fatto che il Regno Unito rischi di diventare “una discarica” per merci prodotte grazie a sistemi di schiavitù moderna, invitando il governo a introdurre divieti mirati di importazione per colmare le lacune del “Modern Slavery Act” approvato nel 2015.
Nel 2021, in seguito al continuo riportare da parte di fonti istituzionali e legittime di forme di violenza e coercizione nei confronti della popolazione uigura, il Parlamento britannico ha riconosciuto che in Xinjiang è in corso un “genocidio” che include l’uso sistematico del lavoro forzato. Anche gli Stati Uniti hanno vietato le importazioni dalla regione, rafforzando ulteriormente il divieto negli scorsi mesi. Dal canto suo, Pechino continua a negare ogni accusa, definendo quella del lavoro forzato “la menzogna del secolo” e rivendicando la qualità e il successo dei prodotti dello Xinjiang sui mercati globali.