Non solo Usa, Uk e Canada. Anche Canberra ha condannato ufficialmente Teheran. Dopo mesi di indagini, il governo australiano ha annunciato l’espulsione dell’ambasciatore iraniano e di tre funzionari, accusando la Repubblica Islamica di aver diretto due attacchi antisemiti sul suolo australiano
L’Australia compie un passo diplomatico senza precedenti dal secondo conflitto mondiale: il governo di Canberra ha annunciato l’espulsione dell’ambasciatore iraniano Ahmad Sadeghi e di tre funzionari diplomatici, accusando Teheran di aver orchestrato attacchi antisemiti sul suolo australiano. A darne notizia è stato il primo ministro Anthony Albanese, che ha definito gli episodi “atti di aggressione straordinari e pericolosi, diretti da uno Stato straniero per seminare discordia nella nostra comunità”.
L’allarme dell’intelligence australiana
L’Australian Security Intelligence Organisation (Asio) ha raccolto prove sufficienti a ritenere che Teheran fosse dietro l’incendio doloso della kosher Lewis Continental Kitchen di Sydney, nell’ottobre 2024, e dell’Adass Israel Synagogue di Melbourne, a dicembre dello stesso anno.
Secondo l’Asio, l’Iran avrebbe agito tramite intermediari e attraverso un modus operandi già utilizzato per attacchi analoghi in Europa: soggetti autoctoni, criminali locali e membri di gang organizzate, accusati di aver diretto le bombe incendiarie contro il locale e imputati per l’attentato alla sinagoga.
Il governo australiano ha deciso di muoversi ufficialmente in contrasto alle operazioni di Teheran, annunciando l’intenzione di inserire la Guardia Rivoluzionaria Iraniana (Irgc) nella lista delle organizzazioni terroristiche e rendendo illegale qualsiasi articolazione di questo sul territorio australiano. Una mossa che si aggiunge alla dichiarazione congiunta tra Stati Uniti, Regno Unito e altre dodici nazioni occidentali, tra cui Francia, Germania e Canada, per condannare le operazioni dell’intelligence iraniana contro dissidenti e obiettivi israeliani nei rispettivi territori. Con la chiusura dell’ambasciata e il richiamo dei propri diplomatici, Canberra ha emesso un avviso ai cittadini in Iran, invitandoli a lasciare il Paese per il rischio di detenzioni arbitrarie.
Il portavoce del ministero degli Esteri di Teheran Esmail Baqaei ha respinto le accuse, definendole “false” e “legate a motivazioni politiche interne australiane”, sostenendo che la Repubblica Islamica non rappresenti una minaccia per Israele e legando la decisione australiana alle recenti tensioni tra Canberra e Tel Aviv per il riconoscimento dello Stato palestinese.
L’escalation diplomatica di Canberra delinea uno scenario condiviso per i Paesi Five Eyes e Aukus, che hanno lanciato allarmi – isolati o congiunti – sulla crescente attività clandestina iraniana, attraverso lo sviluppo di una rete complessa di proxy criminali, intermediari locali e canali di influenza occulta per perseguire obiettivi politici e ideologici sul territorio estero, includendo azioni mirate contro dissidenti, comunità e obiettivi legati a Israele, segnalando un’espansione significativa del raggio d’azione di Teheran.