Il tema casa può rappresentare un terreno di convergenza utile a mostrare compattezza nella coalizione. La casa diventa così una chiave di lettura politica. Da un lato, è la risposta a un bisogno sociale concreto che unisce famiglie proprietarie e nuove generazioni in affitto. Dall’altro, è un banco di prova per la leadership di Meloni: capace di dettare l’agenda, gestire i rapporti interni alla coalizione e orientare già oggi la discussione sulla legge di bilancio. L’analisi di Martina Carone
Dal Meeting di Rimini Giorgia Meloni ha scelto un tema apparentemente classico, ma oggi fortemente carico di implicazioni: la casa. La premier ha presentato l’idea di un intervento sugli affitti per giovani e famiglie, sottolineando che si tratta di una proposta da discutere con Matteo Salvini. Una mossa che va oltre la questione abitativa e tocca direttamente l’agenda politica dei prossimi mesi.
Due ricerche recenti, Censis per Confedilizia e Ipsos Housing Monitor, restituiscono una fotografia nitida. Innanzitutto: per oltre l’83% degli italiani la proprietà resta una tappa fondamentale della propria vita. Eppure, circa un quarto degli italiani vive in affitto, con punte che salgono al 39% tra le persone a rischio di povertà. Al tempo stesso, però, le difficoltà di accesso si moltiplicano: per gli affittuari la prospettiva della proprietà resta un obiettivo quasi irraggiungibile: il 65% vorrebbe acquistare una casa, ma oltre la metà (il 53%) è convinta di non poterselo permettere. Non sorprende inoltre che quasi un italiano su due (47%) indichi gli affitti eccessivi come una delle principali preoccupazioni sul fronte abitativo, insieme ai prezzi degli immobili e al peso delle tasse. Problematiche che colpiscono soprattutto i giovani, come ha sottolineato Meloni stessa: i dati dicono che il 70% degli under 35 ritiene oggi più difficile acquistare o affittare un’abitazione rispetto ai propri genitori.
Ma il tema non è solo generazionale o sociale: per Meloni, mettere la casa al centro del dibattito significa spostare il discorso pubblico dal terreno identitario a quello della quotidianità economica. Una strategia che rafforza il legame con il ceto medio e, al tempo stesso, offre un canale di ascolto verso le generazioni più giovani. Non sorprende che il tema sia stato introdotto in un luogo ad alta visibilità mediatica come il Meeting di Rimini: un palcoscenico che consente di dettare la cornice del dibattito mentre si avvicina la stagione della legge di bilancio.
Quella che si aprirà dopo l’estate sarà la quarta legge di bilancio del governo Meloni. Le precedenti manovre hanno incluso interventi fiscali significativi (dal taglio del cuneo all’accorpamento degli scaglioni Irpef), ma hanno prodotto un impatto limitato sulla vita quotidiana dei cittadini, sia per la natura temporanea delle misure, sia per la mancanza di riforme strutturali. Portare la casa al centro del discorso in questo momento significa iniziare a introdurre un frame con cui leggere i prossimi mesi: preparare il terreno per un dibattito che ruoterà inevitabilmente attorno a spesa pubblica, politiche fiscali e sostegno al reddito. E che, come è inevitabile, potrebbe aprire divisioni nella maggioranza.
Non è quindi un dettaglio che la premier abbia definito la proposta “da discutere con Matteo Salvini”. I due leader sono spesso raccontati come in tensione: dalle candidature locali, come in Veneto, alle divergenze sulle relazioni internazionali, con le sortite del leader leghista su Macron che finiscono per complicare la postura diplomatica del governo. In questo scenario, il tema casa può rappresentare un terreno di convergenza utile a mostrare compattezza nella coalizione. La casa diventa così una chiave di lettura politica. Da un lato, è la risposta a un bisogno sociale concreto che unisce famiglie proprietarie e nuove generazioni in affitto. Dall’altro, è un banco di prova per la leadership di Meloni: capace di dettare l’agenda, gestire i rapporti interni alla coalizione e orientare già oggi la discussione sulla legge di bilancio.