L’episodio che ha coinvolto l’aereo della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, costretto ad atterrare in Bulgaria usando mappe cartacee a causa dell’interferenza Gps russa, rappresenta solo la punta dell’iceberg di un fenomeno molto più vasto e preoccupante. Contrariamente alle giustificazioni russe che dipingono questi disturbi come misure difensive contro gli attacchi ucraini, l’evidenza raccolta da ricercatori internazionali e agenzie di intelligence Nato dimostra una realtà ben diversa: la Russia sta conducendo una campagna sistematica di guerra ibrida contro i paesi occidentali. L’analisi del generale Ivan Caruso, consigliere militare della Sioi
Le ricerche condotte dall’Università Marittima di Danzica in collaborazione con istituzioni tedesche e americane hanno triangolato con precisione chirurgica le origini di queste interferenze. I risultati sono inequivocabili: le trasmissioni partono da due siti specifici nell’exclave russa di Kaliningrad, situata nel cuore dell’Europa tra Polonia e Lituania.
Il primo sito è la struttura di Okunevo, dove sono visibili nelle immagini satellitari le antenne del sistema GT-01 Murmansk-BN, capace di disturbare le comunicazioni in un raggio di 5.000-8.000 chilometri. Il secondo è il complesso militare di Baltiysk, sede della Flotta Baltica russa. Il sito di Okunevo si trova a pochi minuti di guida dal quartier generale del 218° Reggimento Indipendente di Guerra Elettronica, mentre Baltiysk ospita l’841° Centro Separato di Guerra Elettronica della Flotta Baltica che gestisce il sistema Murmansk-BN.
La posizione geografica di Kaliningrad non è casuale. Questo territorio russo, completamente circondato da membri Nato, rappresenta il punto ideale da cui colpire simultaneamente Polonia, Lituania, Lettonia, Estonia, parte della Germania e della Svezia. Non si tratta di “effetti collaterali” di operazioni difensive, ma di una strategia deliberata per proiettare potenza russa nel cuore dell’Europa.
I numeri di una guerra silenziosa
L’escalation del fenomeno è drammaticamente documentata dai dati raccolti dalle autorità aeronautiche europee. Nella sola regione baltica, 350 voli commerciali sono colpiti quotidianamente da interferenze Gps, mentre la situazione in Polonia mostra un peggioramento costante: dalle 1.908 interferenze elettroniche registrate nell’ottobre 2023, il paese è arrivato a 2.732 casi nel gennaio 2025. La Lituania racconta una storia simile di deterioramento, con un incremento drammatico da 556 casi nel marzo 2024 a 1.185 nel gennaio 2025.
La situazione in Estonia è ancora più preoccupante: l’85% dei voli subisce ormai interruzioni di segnale, trasformando quello che dovrebbe essere un servizio affidabile in una roulette russa tecnologica. Il fenomeno non si limita al Baltico: nel Mar Rosso e in Sudan, i vascelli colpiti da interferenze Gps sono cresciuti da zero nel quarto trimestre 2024 a 890 nel secondo trimestre 2025, dimostrando l’espansione geografica delle operazioni russe.
Questi non sono numeri casuali o statistiche aride. Dietro ogni cifra ci sono decine di migliaia di interferenze che mettono quotidianamente a rischio la sicurezza di milioni di passeggeri, equipaggi navali e piloti civili, trasformando ogni viaggio aereo o marittimo in una potenziale emergenza.
Oltre la difesa: una strategia di proiezione di potenza
L’analisi tecnica demolisce completamente l’argomento russo della “difesa necessaria”. Se davvero l’obiettivo fosse proteggere installazioni militari russe dai droni ucraini, ci troveremmo di fronte a interferenze localizzate attorno agli obiettivi da proteggere, temporanee e correlate a minacce specifiche, e limitate in potenza e raggio d’azione.
Invece, la realtà sul campo racconta una storia completamente diversa: le interferenze sono sistematiche e colpiscono principalmente paesi Nato che non sono coinvolti direttamente nel conflitto ucraino. Si tratta di operazioni continuative che durano mesi interi, anche in completa assenza di attacchi ucraini nelle aree interessate, utilizzando la potenza massima progettata per colpire il maggior numero possibile di territorio europeo.
Questa discrepanza non è sfuggita agli analisti militari occidentali. Il tenente colonnello Joakim Paasikivi dell’Università della Difesa svedese ha definito senza ambiguità queste azioni come “attività di influenza russa o cosiddetta guerra ibrida”, spiegando che rappresentano “un modo per la Russia di seminare incertezza e mostrare forza”.
La minaccia per la sicurezza pubblica
Quello che il grande pubblico non comprende è che il GPS non è solo una comodità per smartphone e navigatori. È l’infrastruttura critica invisibile che regge la nostra civiltà moderna. Ogni volta che effettuiamo una transazione elettronica, i sistemi finanziari dipendono dalla sincronizzazione temporale Gps per garantire che i pagamenti avvengano nell’ordine corretto e senza duplicazioni. Quando accendiamo la luce in casa, le reti elettriche utilizzano il timing satellitare per distribuire l’energia in modo coordinato attraverso migliaia di chilometri di cavi ad alta tensione.
Le telecomunicazioni che ci permettono di chiamare, navigare su internet o utilizzare i social media funzionano grazie alla sincronizzazione Gps che coordina le torri cellulari e i server di tutto il mondo. Il sistema dei trasporti va ben oltre l’aviazione: treni ad alta velocità, navi portacontainer e persino i sistemi di segnalazione stradale si affidano ai segnali satellitari per operare in sicurezza. E quando abbiamo bisogno dei servizi di emergenza, ambulanze, vigili del fuoco e forze dell’ordine dipendono dal Gps non solo per raggiungere rapidamente il luogo dell’emergenza, ma anche per coordinare le loro operazioni sul campo.
Un rapporto governativo britannico del 2017 stima che un blackout GPS sistematico costerebbe 1,4 miliardi di sterline al giorno alla sola economia britannica. Moltiplicato per l’intera Europa, stiamo parlando di danni potenziali nell’ordine delle decine di miliardi di euro.
Un segreto di pulcinella negli ambienti intelligence
Mentre il grande pubblico scopre questo fenomeno solo attraverso incidenti ad alto profilo come quello di von der Leyen, la minaccia è ben nota da anni negli ambienti intelligence e militari.
Il Servizio di Intelligence Norvegese già nel 2019 aveva classificato le interferenze Gps come “di particolare preoccupazione” per il settore militare e “una minaccia per l’aviazione civile in tempo di pace”. La Nato ha sviluppato strumenti specifici come React (Radar Electromagnetic and Communication Coverage Tool) per mappare l’impatto dei disturbatori GPS e preparare contromisure.
L’Agenzia di Comunicazioni e Informazioni Nato (NCI) conduce regolarmente esercitazioni di “navigation warfare” per testare sistemi anti-jamming. Il comando aereo NATO ha pubblicamente accusato la Russia di “attività di disturbo GPS sconsiderata” che causa “danni collaterali” alla navigazione civile.
Ma c’è di più: fonti intelligence occidentali rivelano che la Russia studia attentamente le reazioni Nato ai blackout Gps, utilizzando questi “test” per valutare i tempi di risposta, le procedure di emergenza e le vulnerabilità dei sistemi di backup europei. È una forma sofisticata di spionaggio operativo mascherato da guerra elettronica.
La tecnologia della destabilizzazione
La Russia impiega multipli sistemi di guerra elettronica a Kaliningrad per le sue operazioni di disturbo. Tra i principali sistemi identificati vi sono il Tobol (14Ts227), una tecnologia stazionaria segreta progettata specificamente per ostacolare le comunicazioni satellitari, di cui esistono meno di 10 installazioni in tutta la Russia, e il GT-01 Murmansk-BN, più documentato per le interferenze Gps nella regione baltica.
Il funzionamento è relativamente semplice ma devastante: i segnali Gps, viaggiando per 20.000 chilometri dallo spazio, arrivano sulla Terra estremamente deboli. Un trasmettitore terrestre anche di modesta potenza può facilmente “coprire” il segnale satellitare, causando Jamming ovvero il blocco completo del segnale Gps oppure lo Spoofing cioè l’invio di segnali falsi che mostrano posizioni errate
La tecnica dello spoofing è particolarmente insidiosa perché non attiva allarmi nei sistemi di bordo, portando piloti e comandanti a credere di essere in una posizione mentre si trovano altrove. Nel Mar Nero, navi si sono ritrovate apparentemente “a terra” secondo i loro Gps, mentre navigavano in mare aperto.
Le conseguenze strategiche: testare la resilienza della NATO
L’analisi strategica rivela l’obiettivo ultimo di questa campagna: testare la coesione e la resilienza dell’Alleanza Atlantica. Creando un “ambiente di minaccia” permanente, la Russia normalizza un livello costante di interferenza nei paesi Nato, testa i tempi di reazione e le capacità di adattamento occidentali e misura il grado di tolleranza politica europea alle provocazioni.
Contemporaneamente studia le vulnerabilità infrastrutturali critiche e dimostra la propria capacità di proiezione di potenza nel territorio alleato. Il comandante delle Forze di Difesa estoni, Martin Herem, ha dichiarato senza mezzi termini che la Russia sta “imparando e testando” le capacità di disturbo in preparazione di un futuro conflitto con la Nato.
La risposta inadeguata dell’Occidente
Nonostante la gravità della minaccia, la risposta occidentale rimane frammentata e insufficiente. Otto paesi europei hanno presentato un reclamo formale all’Onu, ma Mosca continua imperterrita le sue operazioni. Le sanzioni Ue contro alcune aziende coinvolte nell’interferenza Gps rappresentano poco più di un gesto simbolico.
La realtà è che l’Europa si trova impreparata di fronte a questa forma di guerra ibrida. Mentre la Russia investe massicciamente in capacità di guerra elettronica, testata e perfezionata sul campo ucraino, l’Occidente arranca nella ricerca di contromisure efficaci.
Alcuni paesi stanno sviluppando sistemi alternativi: il Regno Unito ha implementato l’eLoran, un sistema di navigazione terrestre, mentre Germania, Polonia e altri paesi baltici lavorano al progetto R-Mode Baltic. Ma questi sforzi procedono troppo lentamente rispetto all’escalation russa.
Una minaccia che riguarda tutti
L’incidente dell’aereo di von der Leyen non è un episodio isolato, ma il sintomo di una campagna strategica più ampia che minaccia la sicurezza quotidiana di centinaia di milioni di europei. Ogni volta che saliamo su un aereo, usiamo un navigatore satellitare o facciamo una transazione elettronica, dipendiamo da sistemi che la Russia può disturbare a piacimento.
La guerra ibrida non risparmia nessuno. Non si tratta più di geopolitica astratta, ma di una minaccia concreta alla sicurezza delle nostre famiglie, delle nostre economie e del nostro stile di vita. Il Gps jamming russo rappresenta un attacco quotidiano alla normalità europea, mascherato da necessità militare ma diretto a destabilizzare l’intero sistema di valori e sicurezza occidentale.
È tempo che l’opinione pubblica europea comprenda la portata di questa minaccia silenziosa e pretenda dai propri governi una risposta all’altezza della sfida. Perché in questa guerra invisibile, l’indifferenza è complicità.
Le mappe delle interferenze Gps in tempo reale sono disponibili su gpsjam.org, dove è possibile verificare quotidianamente l’estensione delle operazioni russe di disturbo satellitare in Europa.