Si respira aria di congresso in casa Pd. Dopo l’innocuo scossone dato da Silvio Berlusconi al governo Letta, i democratici si possono concentrare sull’assise che eleggerà il nuovo segretario del partito l’8 dicembre. Questa settimana la prima scadenza con la presentazione entro venerdì delle candidature. Dovrebbero essere quattro, Matteo Renzi, Gianni Cuperlo, Pippo Civati e Gianni Pittella a cui potrebbe-vorrebbe aggiungersi anche il leader dei radicali Marco Pannella.
Sull’esito sembra non esserci storia. Il favorito assoluto è il sindaco di Firenze. È con lui o contro di lui che ragionano le varie correnti per posizionarsi in vista della sfida congressuale. C’è chi si muove a gruppi e chi in ordine sparso. Su questa linea sembra muoversi Enrico Letta che ha lasciato ai suoi fedelissimi libertà di manovra.
Il presidente del Consiglio ha fatto sapere di voler restare fuori dai giochi, concentrato com’è su quelli di Palazzo Chigi. Dalle sue ultime esternazioni però sembra aver indicato alla sua corrente due opzioni: “Renzi ha dimostrato di avere forza e il suo atteggiamento degli ultimi giorni è stato positivo, lui e Cuperlo faranno un ottimo lavoro”. Ed è tra questi due candidati che si stanno orientando i lettiani.
A partire dal braccio destra di Letta, Francesco Boccia, che dovrebbe presto annunciare il suo endorsement ufficiale al sindaco di Firenze. Del resto, il rampante esponente Pd fa meno paura all’ala filogovernativa del partito, uscita rafforzata dal voto di fiducia e rassicurata dalle promesse di “Matteo”: “Il mio non sarebbe un Pd con la matita rossa e blu per fare le pulci al governo”, ha detto in un’intervista alla Stampa e ancora, “se Enrico dura dieci anni farò dell’altro. Anche Letta ha capito che bisogna cambiare e sa che, con me segretario, il governo sarebbe più forte”.
Con Boccia, anche tanti altri lettiani meno noti alle cronache nazionali mentre gli altri nomi forti di questa corrente sembrano volgere il loro sguardo verso la tradizione del partito rappresentata da Gianni Cuperlo: Paola De Micheli, Guglielmo Vaccaro, Francesco Sanna e Francesco Russo. Anche perché è il candidato dalemian-bersaniano a sostenere la separazione tra candidato premier e segretario, auspicata dagli uomini di Letta per far correre il loro leader alle prossime elezioni.