L’annuncio della possibile emissione di una stablecoin basata sullo Yuan suggerisce che Pechino stia valutando un nuovo passo verso il distacco dal sistema monetario controllato dagli Usa per affermare la propria moneta come una risorsa globale. Il punto di Andrea Monti, docente di identità digitale, privacy e cybersecurity presso Sapienza, Università di Roma
Secondo un lancio in esclusiva di Reuters la Cina starebbe valutando di consentire la creazione di una stablecoin il cui valore sarebbe garantito dallo Yuan per incrementare il volume di transazioni che non utilizzano il dollaro statunitense come valuta di riferimento.
Il primo aspetto da considerare è che la notizia lascia intendere l’apertura di un nuovo fronte nel conflitto a bassa intensità, ma non per questo meno duro, fra le due potenze.
L’internazionalizzazione dello Yuan tramite la stablecoin
Attualmente gli Usa controllano praticamente tutto il mercato delle stablecoin e lo Yuan è lontanissimo dal diventare una fiat money di livello globale. Non stupirebbe, dunque, se una delle motivazioni che hanno spinto il governo cinese a valutare questa opzione sia stata, appunto, l’ambizione di elevare pur indirettamente lo status “reputazionale” della propria valuta legale.
La sottrazione del controllo statale USA sull’emittente di stablecoin
Venendo ad aspetti più sostanziali, i vantaggi di una stablecoin sono tali se gli emittenti operano in un mercato regolato, dove le autorità statali possono verificare il rispetto di garanzie, per esempio, nella gestione delle riserve che sostengono il valore di questo strumento di pagamento. Nonostante il fatto che Yuan (e anche Rubli) siano regolarmente utilizzati nelle transazioni con stablecoin, è chiaro che se l’obiettivo è incrementarne il numero in termini di frequenza e importi la Cina non rischierebbe di lasciare il controllo sull’emittente ad un altro Stato, con il quale, per di più, le relazioni sono alquanto tese.
La creazione di flussi economici verso direttrici non Usa
Se il progetto stablecoin avesse successo, andrebbe inoltre considerato che potrebbe alimentare un flusso di depositi bancari verso la Cina da parte di capitali privati e pubblici che potrebbero trovare conveniente il non essere sottoposti alla giurisdizione americana. Un fenomeno analogo a quanto ipotizzato, mutatis mutandis per l’attratività delle stablecoin Usa a danno dell’Unione europea.
Possibili criticità del progetto
È ovviamente troppo presto per valutare la fattibilità del progetto di una stablecoin basata sullo Yuan, specie considerando i fattori che sono al di fuori del controllo del governo cinese. Questo vale in particolare per la gestione del rischio operativo che richiede di considerare svariati elementi.
Uno è, ad esempio, il livello di efficacia dei rimedi giudiziari in caso di fallimento o altre vicende negative che possono colpire l’emittente. Se leggi e corti cinesi non danno adeguate garanzie —o non vengono percepite come sufficienti— difficilmente il mercato potrebbe assumere il rischio di procedimenti giudiziari lunghi e dall’esito incerto.
Un problema analogo riguarda la necessità di chiarezza sui casi di congelamento, da parte delle autorità cinesi, dei fondi che garantiscono la stablecoin.
Infine, dovranno essere considerate le reazioni politiche da parte di USA e unione europea, e quelle economiche da parte del settore finanziario che potrebbero essere dirette a bloccare in partenza l’arrivo di un concorrente.
La sfida esistenziale
In un contesto in cui la competizione tra potenze si gioca anche sulla dipendenza del sistema monetario dalle infrastrutture e dalle tecnologie dell’informazione, l’eventuale comparsa di una stablecoin in yuan rappresenterebbe, tuttavia, meno una questione tecnica e più politica.
È vero, infatti, che un’infrastruttura del genere diventerebbe molto presto un bersaglio di gruppi criminali, organizzazioni State-sponsored o di azioni clandestine di strutture istituzionali. Ma questa non sarebbe una novità visto che azioni del genere sono diventate la regola nei vari settori di riferimento.
Piuttosto, la sorte del progetto dipenderebbe dalla fiducia che l’emittente – e indirettamente il governo cinese – riusciranno a trasmettere ai mercati globali sia in rapporto allo strumento, sia, soprattutto, nelle istituzioni chiamate a garantirne stabilità e prevedibilità. Senza questi presupposti, qualsiasi promessa di discontinuità rispetto al dominio del dollaro resterebbe confinata all’ambito delle intenzioni.