Skip to main content

Russia, esorcismo pubblico contro le rockettare di Pussy Riot

Uno spettro si aggira per le vie di Mosca, quello dell’Anticristo. Nulla a che vedere però con le figure colossali e fantasmagoriche, il patriarca Nikon, il contadino Pugacev, lo zar Pietro I, che di volta sono state accusate di voler la distruzione della nuova Terra Promessa. La terra di latte e miele dove si prepara il futuro dell’umanità. Questa volta l’esistenza della “Russia straordinaria” è messa in pericolo da tre ragazze di età compresa tra 23 e 29 anni. Sono state loro, più un´altra irreperibile da allora, a portare lo scorso 21 febbraio l’Apocalisse dentro la più importante basilica ortodossa della “terza Roma”.Isteria collettivaTre donne dalle energie “indemoniate” hanno fatto fatto da apripiste al maligno nel tempio ortodosso. Il luogo simbolo della “sinfonia” morale e spirituale tra Stato e Chiesa, la Cattedrale del Cristo Salvatore, offesa da un atto blasfemo che ha dato il via a una incontrollabile ondata di estremismo. Di tutto ciò, secondo il pubblico ministero della capitale russa, portano la responsabilità tre ragazze. E ora per Nadeshda Tolokonnikova, Maria Alechina e Jekaterina Samuzevich, componenti del gruppo punk Pussy Riot, il momento della resa dei conti sembra essere arrivato. Il processo condotto in base a un articolo del codice penale che prevede fino a sette anni di carcere è infatti iniziato il 30 luglio.In realtà nell’azione “rock” di febbraio c´è cattivo gusto e maleducazione che volontà eversive. Quattro ragazze sono salite sull’altare della casa di Dio mascherate in modo “osè”. Ballando hanno pregato “la madre di Dio” affinché liberi il paese dall’ennesima candidatura di Putin a presidente federale. Un “rosario” punk che ha scatenato accuse assurde da parte dei dignitari ortodossi, spingendo lo stato a un comportamento inflessibile degno di miglior causa. E a ondate di isteria tra i fedeli che né il Cremlino né i vertici della Chiesa russa si sono preoccupati di moderare. Al contrario i dignitari religiosi hanno cavalcato la protesta chiedendo severe punizioni, pentimenti pubblici e ammissioni di colpa umilianti. Una storia che sta mettendo in luce le numerose sfaccettature del particolare rapporto tra potere secolare e spirituale nella Russia contemporanea.Stato e Chiesa uniti nella lotta Dal ritorno di Putin il Cremlino sembra puntare soprattutto su norme repressive allo scopo di mettere al passo critiche e pluralismo. Ogni forma di patriottismo è pompata al massimo. La chiesa sostiene l’azione presidenziale portando avanti rappresentazioni morali cariche di nazionalismo conservatore. Secondo il patriarca Kirill il crollo dei valori della Russia contemporanea sommato al pericoloso liberalismo di origine occidentale sfalderà la società. Per il primo rappresentate dell’Ortodossia russa Putin sta salvando il paese da caos e instabilità. Il Cremlino da il giusto valore all’alleanza avendo in mente soprattutto i fedeli e il potenziale bacino elettorale rappresentato da questi. Putin e il suo pupillo Medvedev, intuendo il valore mediatico del dichiararsi ortodossi, prendono parte alle funzioni religiose e appaiono spesso in pubblico insieme al Patriarca. La politica ricambia i favori ecclesiastici distribuendo privilegi, dimostrando generosità nel finanziare progetti ecclesiastici e restituendo gli immobili confiscati durante la dittatura comunista. Cosi l’ortodossia è diventata un primus inter pares rispetto alle altre religioni tradizionali della Russia, islam e buddismo. Difficilmente si sente parlare delle contraddizioni concrete che potere secolare e spirituale incontrano nell’esercizio delle rispettive funzioni. La separazione tra stato e chiesa pur assicurata dalla Costituzione è in costante erosione. Il processo contro tre delle quattro ragazze di Pussy Riot in prigione dalla fine di febbraio sta polarizzando la società russa. Persino il movimento di protesta nato dopo le legislative dello scorso dicembre ha fatto molta attenzione prima di farsi carico del fatto. Da quando però artisti e politici hanno fatto appello alla solidarietà, il caso ha ripreso slancio. Se in occasione del prossimo tour in Russia Madonna dovesse citare le ragazze in prigione, il ritorno pubblicitario sarebbe sconfinato. In questo caso si può essere certi che qualcuno sicuramente scomoderà di nuovo il diavolo. Dimenticando però che il “signore delle mosche” se spesso fa le pentole, dimentica sempre i coperchi.
 


×

Iscriviti alla newsletter