All’Esa-Esrin di Frascati i primi Stati Generali su difesa, spazio e cybersicurezza hanno riunito ministri, istituzioni europee e vertici dell’intelligence. Sul tavolo la minaccia ibrida, la guerra dell’informazione e la sfida tecnologica: dall’intelligenza artificiale al quantum, passando per i satelliti
Frascati diventa per un giorno il cuore pulsante dell’Europa strategica. Nella sede dell’Esa-Esrin, gli Stati Generali su difesa, spazio e cybersicurezza hanno riunito ministri, vertici militari, istituzioni comunitarie e industria. Un confronto che va oltre il tecnicismo. L’Unione si scopre vulnerabile, ma ambiziosa, con la volontà di costruire una vera autonomia strategica.
La cornice geopolitica è chiara: la pressione delle autocrazie cresce, le democrazie liberali mostrano fragilità, e il campo di battaglia si sposta sempre più verso orbite satellitari e reti digitali. In questo scenario, intelligence sharing e cyber diventano gli snodi decisivi.
Cyber come priorità politica
Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha messo in guardia sulla sottile linea che separa pace e guerra: “La cooperazione tra istituzioni, industria e mondo scientifico è centrale e la difesa cyber è ormai una priorità politica e sociale”. Nel 2024 si sono contati oltre 500 episodi di attacchi ibridi e di disinformazione, spesso rivolti a minare la fiducia dei cittadini e le consultazioni elettorali. “La minaccia cibernetica va affrontata in modo sistemico”, ha avvertito, richiamando l’attenzione sullo spazio digitale come nuovo fronte della sicurezza democratica.
La dimensione europea
Roberto Viola (Commissione europea, Dg Connect) ha rilanciato sulla necessità di una risposta comune: cyber e spazio devono essere affrontati con investimenti congiunti e regole condivise. Non solo reti e frequenze radio, ma anche servizi satellitari e telecomunicazioni sono ormai obiettivi sensibili. La rettrice della Sapienza Antonella Polimeni ha poi sottolineato il nodo della formazione, da integrare con ricerca e innovazione per costruire una visione comune. Sullo stesso solco, l’eurodeputato Brando Benifei ha richiamato la sfida dei deepfake e la necessità di diffondere cultura digitale: l’AI Act dovrà fungere da scudo europeo.
Intelligence e nuove minacce
La riflessione più profonda è arrivata dal mondo dell’intelligence. Il prefetto Vittorio Rizzi, direttore del Dis, ha descritto la complessità delle minacce contemporanee: “Multidimensionali, multi-dominio, globalmente interconnesse”. Non solo cyber e cinetico, ma anche spazio, subacqueo e soprattutto cognitivo. La guerra delle percezioni e delle informazioni sarà il terreno più insidioso, ha spiegato, invocando una reale condivisione di intelligence e un innalzamento delle difese nel dominio informativo, a tutela della sovranità digitale.
Il direttore generale dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale Bruno Frattasi ha ribadito l’urgenza di ampliare il fronte della cooperazione democratica: “Non si tratta solo di evolvere in un campo, ma di difendere le nostre democrazie”. Da qui l’impegno a rafforzare le tecnologie emergenti, intelligenza artificiale e quantum, e a creare un bacino di imprese nazionali in grado di razionalizzare la capacità di risposta.
Dal fronte europeo, Hans de Vries (Enis) ha scandito un principio chiave: ogni Stato membro deve essere pronto a reagire nello stesso momento, con un linguaggio comune, a minacce ibride che non conoscono confini.
Il segnale politico
La giornata di Frascati non è stata solo un esercizio tecnico. È il segnale che l’Europa vuole prendere sul serio le proprie vulnerabilità strategiche, collegando difesa territoriale, dalla dimensione subacquea a quella spaziale, passando per il dominio cibernetico e cognitivo, industria e intelligence. La sfida è politica ma anche militare e tecnologica, economica e, soprattutto, democratica.