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Province, l’emblema dell’abisso fra eletti ed elettori

Grazie all’autorizzazione dell’autore, pubblichiamo il commento di Federico Guiglia uscito sull’Arena di Verona, Giornale di Vicenza e Brescia Oggi.

Che c’entrano le Province col femminicidio? Niente. Eppure, nella corsa contro il tempo della Camera per convertire il decreto-legge contro la violenza alle donne (decade il 15 ottobre), è stato inserito un emendamento che rischia di vanificare la prevista abolizione del più inutile, ma costoso ente istituzionale ancora in vita. La denuncia, lanciata dal Blog di Beppe Grillo, riguarda il metodo e il merito della più imbarazzante “mancata riforma” che si trascina da una legislatura all’altra.

Alle furbate dei governi e dei legislatori, che infilano di tutto nei provvedimenti destinati a diventare legge con procedura più rapida e sicura, non c’è proprio limite. E’ stato perfino coniato il termine di “decreto omnibus” per descrivere la pratica parlamentare di mettere insieme in un testo le cose più disparate tra loro. Ma il caso delle Province è il perfetto emblema dell’abisso che c’è tra il dire e il fare nel mondo della politica. Da destra a sinistra l’intero arco dei partiti (o quasi: la Lega no), è d’accordo da tempo sulla necessità di abrogare un ente che non è né carne, come il Comune, né pesce, come la Regione. Ma è un costo della politica che pesa, odioso, sui cittadini. Già il governo-Monti aveva tentato, invano, di eliminarlo. Fu la Corte Costituzionale a bocciare la riforma, sentenziando che le Province non possano essere toccate con legge ordinaria.

E allora scattò almeno il commissariamento dei Consigli provinciali in scadenza, ben tre volte prorogato (l’ultima fino al giugno del 2014) in attesa dell’invocata legge costituzionale del governo.
Ma ecco la sorpresa dell’emendamento che cancella l’ultima proroga, “per evitare che la Corte possa intervenire e annullare il provvedimento come ha già fatto”, secondo la singolare spiegazione di Gianclaudio Bressa, il deputato-firmatario del Pd nel mirino dei grillini. Lo stesso Bressa annuncia un’altra proroga del commissariamento (la quarta!), che sarà però inserita nella legge di stabilità.

Il risultato di questo tira e molla di cavilli e pretesti è semplice: le Province continuano a vivere e a lottare insieme con loro. “Loro” i partiti, che avevano proclamato l’addio alle Province come la madre di tutte le riforme. Volevano vincere facile, visto che i consiglieri provinciali hanno scarsa voce politica in capitolo. Ma a loro intanto pensa una volta la Corte. Poi arriva la proroga, e l’emendamento per non prorogare la proroga, e l’annuncio di un’altra proroga, ma diversa.
Che nessuno chieda più perché gli italiani sono così indignati.

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