“L’Europa deve attrezzarsi. E dobbiamo rafforzarci e mai lasciarci intimidire. Perché così non possiamo essere danesi. E così non possiamo nemmeno essere europei”. Il discorso alla nazione della premier danese, Mette Frederiksen, informa la popolazione sulla natura delle minacce del nostro tempo e richiede un contrasto unitario, dal sistema Paese agli Stati europei. Perché è importante leggerlo
Nella serata di ieri la premier danese Mette Frederiksen si è rivolta alla nazione dopo i ripetuti avvistamenti di droni presso aeroporti civili e basi militari. Parole nette, senza concessioni retoriche. La Danimarca, e con essa l’Europa, si trova di fronte a una nuova realtà, fatta di attacchi ibridi sempre più frequenti, difficili da prevenire, con l’obiettivo di destabilizzare e dividere le società occidentali. Frederiksen ha ammesso con franchezza le vulnerabilità emerse: i droni non sono stati abbattuti, le difese non erano pronte. Ma il punto non è questo, ha sottolineato, quanto la necessità di reagire in modo sistemico, evitando “gare politiche al rialzo” e isterie di breve periodo. Il rischio, ha detto, è di fare esattamente il gioco dell’avversario: incrinare la fiducia tra cittadini e istituzioni. Il discorso della premier danese, che si articola attraverso cinque principali obiettivi strategici, è già, da solo, un primo elemento di contrasto alle minacce.
Primo: lo scenario attuale
“La Danimarca negli ultimi giorni è stata oggetto di attacchi ibridi. Droni sono stati avvistati in diversi luoghi. Presso infrastrutture critiche. Militari e civili”, spiega la premier danese, che poi continua: “Si tratta di attacchi che dobbiamo aspettarci possano ripetersi. Sono attacchi che hanno messo in luce vulnerabilità e sono attacchi che hanno lo scopo di creare insicurezza e divisione. Sono attacchi che vogliono scuoterci, come individui e come società”.
Secondo: chiarezza espositiva
Frederiksen si rivolge poi ai cittadini: “Capisco bene che la situazione sollevi molte domande. Perché i droni non sono stati abbattuti? Perché non sono stati scoperti prima?”. E aggiunge: “Ci sarà un momento in cui dovremo guardare indietro agli eventi degli ultimi giorni e trarne insegnamento. Ma qui e ora noi abbiamo un compito che sovrasta tutti gli altri: ed è quello di proteggere la Danimarca. E metterci in condizione di contrastare meglio gli attacchi ibridi. Il più rapidamente possibile”.
Terzo: Informare la popolazione è una responsabilità politica
“Dove siamo adesso?”, spiega la premier, nel tentativo di aggiornare la popolazione sullo stato dell’arte in Danimarca, sul livello di allerta nazionale e sulla volontà di introdurre le difese anti-drone a disposizione a livello statale e Nato.
“Gli attacchi ibridi non hanno colpito solo la Danimarca. Di recente ci sono stati incidenti anche in Polonia, Estonia e Romania e la guerra ibrida non è una guerra nel senso tradizionale del termine”, afferma con molta franchezza Frederiksen, che poi aggiunge: “Gli attacchi ibridi mirano a confonderci. A renderci insicuri. E provengono da un nemico codardo, che non osa rivelarsi. Questi possono essere droni, attacchi informatici, disinformazione, tentativi influenzare i processi elettorali o teorie del complotto che si leggono online”. Dopodiché la premier danese afferma, schietta: “Ma indipendentemente dal metodo che vedremo, lo scopo è sempre lo stesso. Si vuole destabilizzare le nostre società, e si vuole che non abbiamo più fiducia nelle nostre autorità. E tutto ciò sottolinea che la minaccia alla sicurezza dell’Europa è grave. Ed è reale”.
Quarto: la resilienza nazionale passa dalla consapevolezza collettiva
Frederiksen parla poi sia alla cittadinanza che alla classe dirigente, chiedendo prima comprensione e poi unione: “Devo però dire che ci vorrà tempo per ricostruire la difesa danese e non vi chiedo pazienza su questo punto, perché, a dire il vero, non ne ho molta nemmeno io. Ma siamo sotto pressione. E chiedo comprensione per il fatto che, anche se stiamo agendo, non è possibile ottenere risultati da un giorno all’altro. O da un anno all’altro”.
La premier poi incalza, richiamando il Paese alla calma e alla vigile osservazione: “Devo anche dire un’altra cosa. L’obiettivo degli attacchi ibridi non è solo testare le nostre autorità o la nostra prontezza. È anche, come detto, vedere come reagiamo come società e come reagiamo politicamente. Dobbiamo essere vigili. E se qualcosa non funziona, deve ovviamente essere corretto. E lo stiamo facendo. Ma dobbiamo anche mantenere la calma”.
Quinto: le minacce ibride si affrontano insieme
Frederiksen dimostra di aver compreso la natura degli attacchi e l’esigenza di una visione d’insieme per comprenderli, unita ad un approccio unitario per contrastarli: “Vedremo più sabotaggi, più attacchi hacker, ancora più droni e più cavi sottomarini distrutti; attacchi diretti dentro le democrazie europee, come vediamo attualmente nel piccolo Paese della Moldavia”.
“Il fatto che la Danimarca e l’Europa siano soggette ad attacchi ibridi più gravi e frequenti lo considero una nuova realtà, afferma la premier, che conclude: “In altre parole: l’Europa deve attrezzarsi. E dobbiamo rafforzarci. E non dobbiamo mai lasciarci intimidire. Perché così non possiamo essere danesi. E così non possiamo nemmeno essere europei”.
Resilienza nazionale, responsabilità politica e consapevolezza pubblica
Le parole di Mette Frederiksen, riportate dettagliatamente, rappresentano oggi un segnale di assoluta importanza.
Come prima cosa, lo Stato sceglie di informare i cittadini, sciogliendo la complessità degli scenari attuali e rispondendo a possibili domande, mettendo ordine in mezzo al caos. Non lascia spazio a sedicenti esperti, blog online, canali televisivi o di messaggistica che sfruttano i momenti di confusione.
Ancora, le minacce ibride vengono ufficialmente identificate e spiegate alla popolazione, elencando l’ampiezza concettuale, strategica e politica del concetto di guerra ibrida ed elencando attacchi e target. Dalle infrastrutture strategiche alle elezioni, dal consenso politico ai siti militari. E, infine, identificando un unico scopo: indebolire le democrazie liberali. Realismo e urgenza ed Europa come unica risposta, consapevoli che non si può combattere il nemico (o i nemici) e gli attacchi da soli. In poche parole, Frederiksen, attraverso il proprio discorso, ha mostrato la prima linea di difesa contro le minacce ibride e, forse, anche la più efficace: una popolazione informata, uno Stato formato, una comunicazione chiara ed efficace. Conoscenza e resilienza cognitiva. Un arsenale intellettuale a difesa dei valori democratici.