Nel settembre 2025 la Russia ha moltiplicato le incursioni aeree in Europa e nell’Artico. A oggi, almeno diciotto episodi tra Baltico, Scandinavia, Mar Nero e Alaska compongono un disegno ibrido di logoramento politico e militare contro la Nato e l’Occidente
Settembre 2025 ha segnato un mese di intensa attività russa nello spazio aereo europeo. Almeno 18 episodi di provocazioni sono stati registrati tra l’1 e il 29 del mese, componendo un mosaico che descrive un’escalation calibrata, dalle incursioni di singoli elicotteri a droni di ricognizione, fino ai voli coordinati di caccia e bombardieri strategici.
I teatri delle violazioni
Ad Est, nei cieli baltici, si sono registrati episodi su Estonia, Lettonia e Polonia, con particolare menzione dell’isola di Vaindloo, dove un elicottero Mi-8 ha attraversato lo spazio aereo senza autorizzazione. Nel Baltico si segnala anche la violazione della zona di sicurezza della piattaforma Petrobaltic, a dimostrazione di un interesse russo non solo militare ma anche energetico.
Nel quadrante sud-est europeo, Romania e Mar Nero hanno visto più volte la comparsa di droni e velivoli, alcuni intercettati da caccia Nato (F-16 ed Eurofighter). A Ovest, l’area scandinava, con Norvegia, Svezia e Danimarca, ha subito numerosi sorvoli sospetti, fino a costringere alla chiusura temporanea dell’aeroporto di Aalborg a causa di droni non identificati.
Fuori dal continente, la proiezione russa ha toccato anche il fronte artico a stelle e strisce. Vicino all’Alaska, F-16 ed E-3 statunitensi e canadesi hanno intercettato quattro velivoli russi (Tu-95 e Su-35), rimasti in acque internazionali ma chiaramente in missione dimostrativa.
Strumenti e modalità
Il ventaglio dei mezzi impiegati disegna le modalità tipiche di una strategia a spettro completo, una strategia ibrida volta a testare le reazioni della Nato, saturarne il dibattito politico e agire sulla percezione collettiva della minaccia. Parlando così, in egual modo, all’opinione pubblica e alla classe dirigente Eu ed Usa. Elicotteri da trasporto come il Mi-8, per incursioni tattiche e rapide; Caccia e intercettori come i MiG-31, Su-30 e Su-35, in azioni di sfida diretta; Velivoli da ricognizione IL-20M, a caccia di informazioni sui dispositivi radar e sulle difese occidentali; Utilizzo di droni, piccoli, grandi e persino decoy (esche), come dimostrano i frammenti di un Gerbera rinvenuti in Lettonia.
Quale lettura strategica
Dietro i numeri si intravede un copione ormai noto ma sempre più insistente. Mosca utilizza lo spazio aereo come arena di guerra ibrida, dal moral bombing ibrido ad un continuo stress test militare e politico per l’Europa e l’Alleanza.
Gli obiettivi? Un diversivo per far concentrare le forze politiche, economiche, militari e cognitive del nemico in un luogo e attaccare un punto poco difeso. O, ancora, l’obiettivo di minare la volontà dell’Occidente di un continuo supporto a Kyiv. Il logoramento delle risposte occidentali, costringendo i Paesi Nato a mantenere alti livelli di allerta e consumo operativo. Corrodere l’opinione pubblica delle democrazie occidentali, impegnare la loro classe politica, confondere, impaurire, destabilizzare i tessuti sociali per incepparne i meccanismi burocratici. Un obiettivo tra questi o, meglio, tutti e insieme.