I giovani marocchini seguono la scia delle proteste in Madagascar, Bangladesh e Perù e chiedono miglioramenti nel sistema educativo e di assistenza sanitaria, mentre contestano le risorse investite nella preparazione dei Mondiali di calcio 2030. Il tragico bilancio di morti, feriti e arrestati denunciato da Amnesty International
Da più di una settimana le strade del Marocco sono accese dalle proteste dei giovani. Le manifestazioni sono state lanciate da un collettivo giovanile chiamato GenZ 212 – il numero è un riferimento al prefisso telefonico nazionale – e hanno trovato seguito in altre fasce della società del Paese nordafricano.
“Non vogliamo un Mondiale (di calcio, ndr), vogliamo assistenza sanitaria”. Questo è lo slogan che si legge in quasi tutti i cartelloni. Il movimento chiede, principalmente, un miglioramento del sistema educativo dell’assistenza sanitaria. Diritti fondamentali non solo dei più giovani ma di tutti i marocchini. I manifestanti si organizzano principalmente sui social network Instagram, TikTok e Discord.
Tutto è cominciato a metà settembre, dopo la morte di alcune donne incinte ricoverate per parto cesareo nell’ospedale di Agadir. Le proteste sono partite ad Agadir, appunto, e a Rabat, ma si sono estese ad una decina di altre città, tra cui Casablanca, Marrakech, Tangeri, Salé e Oujda.
Il movimento ha denunciato molte decisioni del governo, partendo dalla costruzione di molte strutture importanti per i Mondiali di calcio 2030, che saranno ospitati in Marocco, Spagna e Portogallo. Con un comunicato ufficiale, diffuso in rete e condiviso da altri collettivi come Morocco Youth Voice, i manifestanti sostengono che “i giovani del Marocco non chiedono solo un cambiamento, adesso sono passati all’azione”. Tra le richieste c’è la destituzione e la presentazione dei conti da parte del governo, miglioramenti nella qualità dell’istruzione e le condizioni di lavoro degli insegnanti e l’ampliamento della copertura sanitaria.
Il Marocco è un Paese giovane. Con circa il 41% della popolazione di meno di 25 anni, i ragazzi soffrono un indice di disoccupazione del 47%, secondo i dati della Banca centrale del Marocco nel secondo trimestre del 2025. Il Prodotto interno lordo marocchino è di 154 milioni di dollari (Cia World Factbook) e la crescita dell’economia nel 2024 è stata del 3,2% (Fmi). L’inflazione rischia di salire ed è prevista in 2,2% per il 2025, mentre nel 2024 si è mantenuta nello 0,9%.
Sebbene le manifestazioni siano state in gran parte pacifiche, ci sono stati i primi scontri con le forze dell’ordine. Per Amnesty International, è necessaria “un’indagine immediata e indipendente sulla violenta repressione delle forze di sicurezza marocchine nelle proteste giovanile dopo i report sulla morte di almeno tre manifestanti, una decina di feriti e più di 400 persone arrestate in tutto il Paese dalla fine di settembre”.
L’organizzazione internazionale ha aggiunto che “queste pratiche suscitano grande preoccupazione per la detenzione arbitraria, l’assenza di garanzie processuali e l’effetto intimidatorio nell’esercizio dei diritti alla libertà di riunione […] Questo tipo di azioni costituiscono un uso della forza pericoloso e illegittimo, mettono a rischio la vita e promuovono una escalation della violenza”.
Per oggi è stato annunciato uno stop temporaneo delle proteste da parte della GenZ 212. Su Facebook hanno spiegato che si fermeranno fino a giovedì “con l’obiettivo di riorganizzarsi e pianificare le proteste per garantire una maggior efficacia, prima della riunione del Parlamento prevista per venerdì con il discorso del re Mohamed VI”.