Le autorità polacche hanno accusato Tomasz L., ex funzionario del registro civile di Varsavia, di aver fornito per anni ai servizi russi dati anagrafici autentici utilizzati per costruire identità di copertura
Le autorità polacche hanno formalmente accusato Tomasz L., ex dipendente del registro civile della capitale, di spionaggio e abuso di potere. Secondo l’Agenzia per la Sicurezza Interna (Abw), tra il 2017 e il 2022 l’uomo avrebbe fornito ai servizi russi dati anagrafici autentici, dunque appartenenti o appartenuti a reali cittadini polacchi, utilizzati per costruire identità di copertura per le spie del Cremlino, agenti infiltrati all’estero con documenti perfettamente verosimili con coperture diplomatiche, accademiche o imprenditoriali.
Le identità perfette
Il vantaggio di questo metodo risulta nella sua difficile falsificabilità. Un’identità basata su atti anagrafici reali sopravvive a ogni verifica superficiale, soprattutto in un’epoca in cui i database civili europei sono interconnessi ma non pienamente integrati. Gli inquirenti sostengono che Tomasz L. fosse stato addestrato dai servizi russi a trasmettere informazioni via radio criptata, e che la sua collaborazione avesse permesso a Mosca di mantenere in vita una rete di copertura in tutta Europa.
Secondo la procura nazionale, quei dati avrebbero consentito di “preparare documentazione di legalizzazione per costruire le identità degli illegali”. Vicenda che si collega all’espulsione di 45 funzionari e diplomatici di Mosca, accusati di essere agenti russi. Un’operazione coordinata con altri Paesi dell’Unione, dai Baltici alla Bulgaria, che segnò una delle prime risposte di sicurezza collettiva alla nuova offensiva russa.
Le risposte del Cremlino
Quando i diplomatici vengono espulsi, solitamente il Cremlino risponde in due modi: sul piano operativo, attivando espulsioni “simmetriche”; sul piano mediatico, affidandosi alle agenzie statali come Tass (anch’esse piattaforma di copertura per operazioni di spionaggio all’estero) che rilanciano la narrativa di una “russofobia occidentale” e presentano le accuse di spionaggio come “azioni politiche”.
È la doppia matrice del potere informativo russo. Reazione diplomatica e contro-narrazione. Una diplomazia parallela che ha ormai del tutto intrecciato la guerra informativa con quella identitaria.
L’intelligence nell’era ibrida
La vicenda polacca lancia un monito per la sicurezza europea e conferma che le frontiere della propria integrità e sicurezza si collocano anche nei personali degli uffici comunali, nei suoi registri civili e nelle banche dati locali a disposizione. Nell’era ibrida, ogni informazione può essere armata e diventare utile a costruire maschere credibili per operazioni clandestine.