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Nelle acque dell’Artico la Russia spia l’Occidente con i suoi stessi strumenti

La Russia ha costruito un sistema di sorveglianza sottomarino sotto le acque dell’Artico. Si chiama Harmony (Garmonija) e fonde sensori occidentali, software russi e infrastrutture militari per monitorare i movimenti della Nato nel Mare di Barents

La Russia ha costruito silenziosamente un sistema di sorveglianza sottomarino che oggi ridisegna la geografia strategica del Nord. E l’ha fatto con tecnologie occidentali. 

Si chiama Harmony (in russo, Garmonija), ed è il cuore di una rete di sensori e cavi in fibra ottica che, dai fondali del Mare di Barents, monitora le attività della Nato.

Secondo un’inchiesta condotta dalla televisione svedese Svt insieme alla tedesca Ndr e ad altri partner del consorzio internazionale Russian Secrets, Mosca sarebbe riuscita ad aggirare per anni le sanzioni occidentali, costruendo il sistema grazie a componenti importate illegalmente da società di facciata con base a Cipro.

Garmonija. Cos’è e come funziona

Hamony è un sistema di sorveglianza subacqueo di nuova generazione sviluppato per il monitoraggio dei movimenti navali e sottomarini lungo le rotte artiche.

Si tratta di una rete di stazioni sensoriali autonome, installate sui fondali marini e collegate da cavi in fibra ottica, radiofari e nodi sonar, capaci di rilevare variazioni acustiche, magnetiche e di pressione causate dal passaggio di unità navali.

Garmonija combina tecnologie civili e militari, come sensori di produzione occidentale, software di elaborazione russi e infrastrutture sottomarine posate ad hoc dalla Marina militare. Le informazioni raccolte vengono trasmesse a centri di comando situati a Murmansk e nelle basi di Novaya Zemlya, dove vengono integrate con i dati provenienti dai satelliti e dai sistemi di sorveglianza costiera.

Il sistema diviene così un vero e proprio asset di prim’ordine per la deterrenza di Mosca, garantendo capacità di difesa degli arsenali nucleari nell’Artico, oltre che possibilità di contrattacco e di intercettazione delle comunicazioni e dei movimenti Nato nelle acque del Nord, dove transitano i sottomarini strategici di Stati Uniti e Regno Unito. Trasformando così l’Artico in una gigantesca zona di osservazione e ascolto.

La pista cipriota

La chiave dell’indagine è stata Mostrello Ltd, società registrata a Nicosia e già colpita da sanzioni statunitensi per i suoi rapporti con Mosca. Attraverso Mostrello, scrive Le Monde, che ha verificato parte delle informazioni rese note da Svt, sarebbero transitate componenti occidentali ad alto contenuto tecnologico e ufficialmente destinate a progetti civili ma in realtà dirottate verso la costruzione del sistema di sorveglianza russo.

Le prove raccolte indicano anche il coinvolgimento indiretto – e forse inconsapevole – di aziende europee: in Svezia, la produttrice di antenne Satmission (controllata da Kebni Ab) avrebbe esportato nel 2023 apparecchiature del valore di 8,8 milioni di corone svedesi, inizialmente spedite in Turchia e poi finite nei circuiti di Harmony.

In Norvegia, la statale Kongsberg Gruppen avrebbe intrattenuto rapporti commerciali con la rete cipriota fino all’intervento della polizia di sicurezza (Pst) nella primavera 2024. Anche qui, l’azienda sostiene di aver agito “in piena conformità con la legge”. La Russia avrebbe utilizzato la società cipriota proprio per questo, potendo così operare in piena conformità legislativa, non destando sospetti con i partner europei ed occidentali. 

Da Langley con amore

Secondo fonti giudiziarie tedesche citate da Svt e Ndr, la pista che ha portato a smascherare Harmony si intreccia con un procedimento legale avviato in Germania nel 2021. Il caso sarebbe partito da informazioni della Cia, che aveva segnalato la presenza di una rete russa impegnata a reperire componenti occidentali per sistemi di intercettazione sottomarina.

Da lì, grazie all’incrocio tra documenti riservati, fughe di dati provenienti da Cipro e tracciamenti delle navi posacavi russe, il consorzio Russian Secrets è riuscito a delineare la mappa di una rete che si estende come un arco a nord della Russia continentale, controllando l’accesso al Mare di Barents, in una proiezione bidirezionale, tra difesa nucleare e spionaggio marittimo.

E qui il paradosso. Un’infrastruttura di deterrenza e spionaggio costruita grazie a componenti sviluppati in Europa e in America. Un mosaico di tecnologie civili riconvertite per la sicurezza nazionale, che testimonia quanto sia sottile il confine tra innovazione e guerra ibrida.


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