Ha tanti passaporti e dopo un tentato trasferimento in Russia si troverebbe oggi a Cuba. Ma la giustizia americana vuole condannarlo per traffico di droga e riciclaggio. Vita e fughe del misterioso re cinese della droga
Lo chiamano Brother Wang, El Chino, Tocayo, Nelson Mandela, Pancho e anche HeHe. Il suo nome vero: Zhi Dong Zhang. Nato a Pechino nel 1987, ha decine di passaporti, è alto circa 1,70 centimetri e pesa 80 chili. Ha i capelli neri e gli occhi marroni.
La sua storia ricorda gli agenti con doppia vita durante la Guerra Fredda. È accusato di gestire un enorme traffico di droghe (principalmente fentanyl, metanfetamina e cocaina) e guidare un sistema di riciclaggio per milioni di dollari.
Zhi è stato arrestato l’autunno scorso in Città del Messico e, dopo avere tentato un fallito trasferimento a Mosca, quest’estate è riuscito a scappare. Alcune fonti sostengono che oggi si troverebbe in un carcere all’isola di Cuba, altre dicono che sia latitante. Certo è che la giustizia americana lo vuole e il suo volto è uno dei più ricercati dagli agenti della Drug Enforcement Administration (Dea).
L’accusa è quella di dirigere dal 2016 una rete criminale che lavora per il Cartello di Sinaloa e per Jalisco Nueva Generación, tra molte altre organizzazioni criminali. Soltanto dal 2020 al 2021 avrebbe riciclato 20 milioni di dollari sul territorio americano con una trama di 150 imprese fantasma (la più importante è Mnemosyne International Trading Inc.) e 170 conti bancari.
Il centro di operazioni di Zhi sarebbe tra Los Angeles e Atlanta, con tanti collaboratori in America latina, Asia e anche in Europa. Come ricorda il quotidiano El Pais, la fuga dal carcere di Città del Messico l’11 luglio (nel miglior stile de El Chapo Guzman) ha provocato critiche e polemiche perché Zhi era in cella di massima sicurezza finché un giudice ha concesso i domiciliari sotto custodia militare, e da lì è riuscito a scappare. Tutto questo in mezzo alla guerra del governo messicano contro il traffico di fentanyl, in alleanza con gli Stati Uniti, dove quasi 50.000 persone muoiono ogni anno per colpa di questa droga.