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Da Mosca, anatomia di un’operazione di influenza

Il Cremlino utilizza testate internazionali, oltre a quelle statali, come strumento di influenza e di propaganda ibrida volta a modellare la percezione globale del conflitto e della Russia stessa. Eccone un caso pratico

International Reporters (Ir) si presenta come una testata giornalistica “internazionale” multilingue, Il progetto nasce nel 2023, in continuità con esperienze precedenti come Donbass Insider, già individuate da analisi europee come veicoli di disinformazione pro-Kremlino rivolti a pubblici francofoni e anglofoni.

International Reporters però, a dispetto del nome, non sarebbe una testata internazionale nel senso tradizionale del termine, ma un dispositivo di influenza costruito intorno alla guerra in Ucraina e più in generale alla proiezione esterna della Russia.

I riscontri emersi nelle inchieste di Reporters sans frontières (Rsf) e di altri osservatori permettono di definirlo come un’operazione ibrida. Formalmente media, sostanzialmente infrastruttura di propaganda statale.

International Reporters ne rappresenterebbe, in questo caso, una versione più evoluta: mantiene il focus narrativo sui territori occupati dell’Ucraina e sulle scelte dell’Occidente e, al contempo, innesta questi contenuti in una cornice che richiama esplicitamente il giornalismo internazionale, con corrispondenti da più paesi, reportage, format documentaristici e un sito multilingue.

Vista da vicino

La direzione editoriale è affidata a figure formate in programmi di “nuovi media” legati al potere politico russo e finanziata attraverso strutture come Ano Dialog e Ano Dialog Regions, che studi accademici e le decisioni sanzionatorie europee e occidentali collocano al centro dell’ecosistema digitale utilizzato dal Cremlino per la gestione della comunicazione interna e per le campagne di influenza all’estero.

Come riportato da inchieste di Reporters without borders, il sito riceverebbe dunque fondi da queste entità – Ano –  e dal ministero russo dello Sviluppo digitale, sottolineando dunque legami diretti con le capacità statali di comunicazione.

Il nucleo operativo di IR è costituito da un gruppo ristretto di contributori provenienti da vari paesi europei, alcuni dei quali già noti per posizioni pubbliche allineate alle narrative russe sulla guerra in Ucraina. Il che rende la linea di confine tra informazione e propaganda o disinformazione sempre più labile. Il prodotto che ne risulta presenta tratti giornalistici riconoscibili ( sopralluoghi, interviste, cronache dai territori occupati)  ma con altrettante narrative stabili: la responsabilità principale del conflitto viene attribuita all’Occidente, la Russia è rappresentata come attore razionale e difensivo, le sanzioni europee come strumento di autolesionismo economico, in particolare nel settore agricolo.

In questa configurazione, International Reporters funziona da strumento di propaganda puntando sulla modellazione della percezione dell’ente informativo. La scelta di un marchio neutro, l’uso di lingue europee, il ricorso a figure non russe e l’utilizzo di proprie piattaforme di fact-checking contribuiscono a spostare il messaggio dal registro della comunicazione ufficiale a quello del “giornalismo alternativo”, con l’effetto di renderlo più credibile per segmenti di pubblico già diffidenti nei confronti dei media tradizionali.

Le traiettorie 

L’espansione verso l’Africa, testimoniata dall’accordo di cooperazione con il gruppo camerunense For You Media, evidenzia una seconda evoluzione del progetto diretta verso l’uso di partnership mediatiche in contesti dove il pluralismo informativo è più fragile, con l’obiettivo di amplificare narrative anti-occidentali e filorusse.

A livello geopolitico, questo elemento sarebbe del tutto coerente con l’espansione dell’influenza russa attraverso messaggi anti-coloniali, sostegno alle giunte militari nel continente africano e critica delle politiche europee e statunitensi, come rilevato da molteplici studi sulla disinformazione nel Sahel e in altre aree africane.

Fondamentali, nell’efficacia dell’asset, sono poi le scelte comunicative. La comunicazione non arriva dal “media russo” ma da figure con passaporti europei, riducendo la percezione di estraneità del messaggio e rafforzando l’idea che le critiche alle politiche occidentali nascano “dall’interno”. Ricordando i tratti più comuni delle cogwar o delle campagne di manipolazione delle percezioni.

Il secondo tratto è la modularità del formato. International Reporters è relativamente piccolo in termini di pubblico, ma rappresenta una formula altamente replicabile nei suoi elementi chiave. Una testata apparentemente indipendente, con una infrastruttura finanziaria collegata a entità sanzionate che, mediante un uso intensivo dei social e in particolare di Telegram, muove cooperazioni con media o attori politici locali per influenzare il dibattito, le percezioni o le campagne elettorali europee dall’interno.

Un terzo elemento riguarda poi il collegamento tra IR e il quadro sanzionatorio. Il fatto che l’Unione europea, il Regno Unito e gli Stati Uniti abbiano sanzionato ANO Dialog come attore di manipolazione informativa implica che piattaforme come International Reporters sono già, de facto, considerate vettori di una infrastruttura ostile. Con la possibilità di riproduzione del medesimo schema.

L’impatto

Per l’Italia e per l’Unione europea, International Reporters offre dunque alcune indicazioni operative. La prima è che la macchina della comunicazione e propaganda russa è tentacolare e occorre concentrare l’attenzione sulle grandi voci tanto quanto su quelle più piccole, individuando gli elementi di contro-informazione o i collegamenti con piattaforme sanzionate e ritenute ostili. La seconda, invece, riguarda la necessità di un lavoro di analisi che tenga insieme contenuti alle altre, molte, attività e operazioni sottosoglia che, nel loro complesso, dall’apparato informativo a quello cinetico, infrastrutturale, economico/finanziario e cognitivo, mirano a modellare la percezione pubblica e l’orientamento sociale e politico degli Stati bersaglio.

Il rischio per i sistemi democratici europei è che queste piattaforme contribuiscano a sedimentare nel tempo rappresentazioni distorte, inquinando l’ecosistema informativo, incidendo sulla percezione pubblica e, indirettamente, sulle dinamiche politiche interne ed esterne.


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