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Musica di stagione

Milano, Palermo e Roma sono le città e i teatri lirici dove trovare le cose più succulente del 2012. In questo periodo dell’anno, le “stagioni” di tutti i maggiori teatri sono di solito già state presentate anche perché i contratti con gli artisti di più ampio richiamo vengono conclusi, da gran parte degli enti stranieri, con circa tre anni di anticipo. Da tempo, sulle nostre fondazioni liriche e sui “teatri di tradizione” grava l’incubo di tagli improvvisi o di forti ritardi nell’erogazione effettiva degli stanziamenti assegnati.
Se si leggono i programmi sulla base non del repertorio ma delle novità (e di nuovi allestimenti particolarmente interessanti), il Teatro alla Scala di Milano, il Massimo di Palermo e il Teatro dell’Opera di Roma sono quelli che mostrano più innovazione. Non mancano chicche in altri teatri; ad esempio, per chi ama la musica contemporanea c’è grande attesa per la prima italiana di Jakob Lenz di Wolfgang Rihm che, programmata tre anni fa a Roma, avrà luogo il prossimo inverno a Bologna; oppure chi è appassionato della “scuola napoletana” settecentesca non vorrà mancare il Don Trasullo di Nicolò Jommelli al San Carlo, oppure ancora sempre a Napoli gli entusiasti della stagione giovanile di Verdi correranno a I Masnadieri con la regia di Gabriele Lavia.
 
Veniamo ai tre palcoscenici principali. Con l’abile sovrintendenza e direzione artistica di Stéphane Lissner e la forte presenza di industrie e banche private tra i soci, La Scala ha tessuto una rete di collaborazioni con i maggiori teatri d’Europa e degli Stati Uniti che permettono di vedere ed ascoltare a Milano il meglio di quanto disponibile sulla scena lirica mondiale. C’è grande attesa non solo per il mozartiano Don Giovanni inaugurale (regia di Robert Carsen e direzione musicale di Daniel Barenboim) ma anche per Die Frau ohne Schatten di Richard Strauss e Hugo von Hoffmannsthal, opera raramente presentata in Italia ed offerta in una versione di lusso in co-produzione con il Covent Garden (regia di Claus Guth e direzione musicale di Seymon Bichkov), per il Peter Grimes di Benjamin Britten affidata alla regia di Richard Jones e alla direzione musicale del giovanissimo Robin Ticciati e per Manon di Jules Massenet in un’edizione curata da Laurent Pelly e Chantal Thomas, con la bacchetta di Fabio Luisi, con la voce di Natalie Dessay e con la collaborazione con il Metropolitan di New York, il Covent Garden di Londra e il Théâtre du Capitole di Toulouse. I wagneriani, poi, non potranno mancare la terza puntata del controverso Ring, Sigfried, che La Scala sta co-producendo con la Staatsoper di Berlino.
 
Il Massimo di Palermo è un’eccezione nel panorama musicale italiano: considerato per anni un pozzo senza fondo di media qualità, da sei anni chiude i bilanci in utile (anche tenendo conto dell’ammortamento del debito pregresso), ha un programma per avvicinare i giovani all’opera e coniuga repertorio con innovazione. L’inaugurazione è affidata a La damnation de Faust di Hector Berlioz che verrà presentata in un allestimento realizzato insieme all’English national opera e alla Vlaamse opera, firmata da Terry Gilliam, geniale innovatore del linguaggio televisivo, cinematografico e teatrale postmoderno. Un altro “must” è la prima italiana di Der Konig kandaules di Alexander von Zemlinsky − trama mitologica d’amore e tradimento, trasposta da André Gide sull’originale di Erodoto. Infine un nuovo grandioso Boris di Modest Musorgskij.
A Roma accanto a due capolavori verdiani affidati a Riccardo Muti (Macbeth e Attila) si potranno gustare leccornie come A midsummer night’s dream di Benjamin Britten e Candide di Leonard Bernstein.


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