Il Terzo Forum sulla libertà religiosa, patrocinato dalla Presidenza del consiglio e dal ministero degli Affari Esteri, e introdotto da un messaggio di saluto del Santo Padre, ha riunito rappresentanti delle diverse comunità religiose presenti in Italia, accademici ed esperti per approfondire le implicazioni dell’intelligenza artificiale sulla libertà di culto e coscienza. Presente anche Davide Dionisi, Inviato Speciale per la promozione della libertà religiosa e per la tutela delle minoranze religiose nel mondo
“Fin dal suo insediamento il Governo italiano ha agito in controtendenza, attribuendo alla cura della libertà religiosa un carattere prioritario, dentro e fuori i nostri confini”, ha affermato il sottosegretario alla Presidenza del consiglio dei ministri, Alfredo Mantovano, nel suo intervento alla presentazione (21 ottobre 2025) del diciassettesimo Rapporto sulla Libertà Religiosa nel Mondo, curato dalla Fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs) alla cui presidenza è stato chiamato da Papa Leone XIV il card. Kurt Koch.
In particolare, lo scorso 27 novembre, si è tenuto, presso Palazzo Chigi, il Terzo Forum sulla libertà religiosa. L’incontro, patrocinato dalla Presidenza del consiglio e dal ministero degli Affari Esteri, e introdotto da un messaggio di saluto del Santo Padre, ha riunito rappresentanti delle diverse comunità religiose presenti in Italia, accademici ed esperti per approfondire le implicazioni dell’intelligenza artificiale sulla libertà di culto e coscienza.
A conferma ulteriore dell’impegno dell’esecutivo, si segnala che i lavori sono stati moderati da Davide Dionisi (in foto), Inviato Speciale per la promozione della libertà religiosa e per la tutela delle minoranze religiose nel mondo. Come dichiarato da quest’ultimo, durante la 46ma edizione del Meeting di Rimini, il protagonismo italiano in difesa della libertà religiosa, incentrata sull’art. 18 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, è apripista in Europa. Aggiungiamo noi anche grazie alla sensibilità particolare e all’impegno istituzionale del ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Antonio Tajani, che nella sua lunga attività a Bruxelles si era occupato di dialogo interreligioso e di libertà di religione.
Nell’intervento già menzionato, il sottosegretario Mantovano ha sottolineato come “qualsiasi iniziativa sarebbe però vana se non fosse accompagnata dalla sensibilizzazione sull’importanza della libertà religiosa nelle nostre società”. Dunque, essa rappresenta un banco di prova pure per i giornalisti, specialmente dei media non confessionali, nell’ottica di una copertura informativa continuativa che sia corretta, completa e pluralista. A partire dal grado di comprensione del tema che il singolo professionista ha, tenendo conto dei diversi contesti sociali, culturali e religiosi di riferimento. Con riguardo ai linguaggi, formati e agli strumenti, oltre che ai canali, utilizzati, non soltanto per fornire informazioni, ma anche per documentare, sensibilizzare e promuovere il rispetto di questo diritto fondamentale. Ciò per evitare di favorire, pur inconsapevolmente, quei “fenomeni di massificazione delle false notizie (fake news) e di polarizzazione della violenza persecutoria (haters)” denunciati dal documento (2019) della Commissione Teologica Internazionale “La libertà religiosa per il bene di tutti. Approccio teologico alle sfide contemporanee”.
Inoltre, il mandato dell’attuale Inviato, un giornalista professionista, suggerisce l’importanza strategica dello scambio di idee e opinioni, di buone pratiche, in tema di protezione e promozione della libertà religiosa, anche attraverso l’organizzazione di eventi, come nel caso dei tre Forum svolti a Palazzo Chigi o del G7 di Pescara a guida italiana, coinvolgendo attori istituzionali e realtà della società civile, ad esempio la Consulta italiana per la libertà di religione o di credo.
Insomma, le testate più generaliste possono contribuire alla riflessione pubblica sulla libertà religiosa, in particolare il suo esercizio – più complessivamente, sull’elemento religioso e le sue interazioni con le dimensioni culturale, politica, economica e sociale – sviluppando prodotti e iniziative editoriali su misura, secondo un approccio interdisciplinare ed esperienziale che sia in grado di unire locale e globale, capace di parlare “di” e “a” tutte le confessioni religiose, come di connettersi con pubblici diversi.
Venticinque anni fa, San Giovanni Paolo II, nel suo discorso in occasione della presentazione delle Lettere Credenziali da parte dell’Ambasciatore di Francia presso la Santa Sede, esortava i media “à une vigilance renouvelée en ce domaine et à un traitement équitable et objectif des différentes confessions religieuses”. Quest’appello all’azione, espressione del Magistero Pontificio, è ancora di straordinaria attualità per giornalisti e comunicatori. Un appello che, oggi più di ieri, non deve cadere nel vuoto!













