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L’Unita’ di Fago cambia look e contenuti sulle orme di Gramsci

L’Unita’ di Matteo Fago, il nuovo azionista di maggioranza relativa con il 47,3% della Nie, la Nuova Iniziativa Editoriale SpA, si appresta a cambiare look e contenuti sia nella versione digitale che in quella cartacea, puntando soprattutto sulla cultura, gli approfondimenti e sul pluralismo di idee, di voci e di contributi. L’ambizione e’ rilanciarsi e rilanciare il sempre piu’ ristretto, asfittico panorama editoriale e culturale della ‘sinistra’. La nuova Unità di Fago, “un quotidiano aperto, plurale, capace di unire ed ascoltare”, non si discosta, pur con i dovuti e necessari aggiornamenti temporali, dalla missione che ad essa assegno’ il suo fondatore, gramsci_indifferenti-300x336Antonio Gramsci. “Il giornale non dovra’ avere alcuna indicazione di partito. Dovra’ essere un giornale di sinistra. Io propongo come titolo l’Unita’ puro e semplice che sara’ un significato per gli operai ed avra’ un significato più generale”, scrisse Gramsci il 12 settembre 1923 nel darne l’annuncio: la nascita avvenne il 12 febbraio 1924, quindi quasi 90 fa. Pluralismo di idee, di voci e di contributi con cui Gramsci aveva, qualche anno prima, direttogramsci2 “L’Ordine Nuovo”: vi si ritrovarono infatti, tra gli altri, il liberale Piero Gobetti, a cui Gramsci pagava di tasca propria l’abbonamento teatrale per poter svolgere il lavoro di critico teatrale e letterario; Angelo Tasca, Camilla Ravera, Zino Zini.

Novant’anni dopo, l’Unita’, dunque, “rinasce” sulle orme del suo fondatore che bollo’ qualsiasi Concordato con la Chiesa come ‘capitolazione’ dello Stato e studio’ ed analizzo’ a fondo i vari ordini religiosi fortemente impegnati nel sociale, tra gli operai, come l’Azione Cattolica e la Compagnia di Gesu’. Un ateo a tutto tondo, dunque. E se Renato Soru si e’ tirato indietro dalla ricapitalizzazione, non lo ha fatto l’altro socio, l’imprenditore farmaceutico pisano Maurizio Mian. “C’e’ un’evoluzione in corso che seguiamo con attenzione e grande interesse”, spiega il legale Paride Chiti dell’entourage dell’imprenditore farmaceutico che detiene il 31,2% del pacchetto azionario ed il cui “impegno ed amore – rimarca Chiti – hanno tenuto in vita, nell’ultimo anno, anno e mezzo, la storica testata”. Pur non avendo partecipato alla ricapitalizzazione, pari a 5,5 milioni di euro, del 16 settembre scorso, l’interesse di Mian per l’Unita’ non e’ diminuito, anzi. “Ci interessa capire – dice il legale – la soluzione globale del rilancio: il punto fondamentale riguarda il futuro della testata, che non puo’ non passare per la soluzione della direzione”.

Cambio della direzione con la sostituzione di Claudio Sardo che e’ un dato acquisito da tempo: dal 2011 quando Sardo fu chiamato a dirigere il quotidiano ad oggi le copie sono passate da piu’ di 40.641 a 23.544. Sardo restera’ comunque come editorialista. Ma prima di lasciare ha trovato il modo per polemizzare di nuovo con il settimanale ‘Left’ che ogni sabato esce insieme al quotidiano. La prima volta fu il 27 luglio scorso per la copertina  ‘Il sovrano. In Italia il semipresidenzialismo e’ gia’ nei fatti. Vi spieghiamo perché’ e relativo servizio dedicata al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano e l’altra, proprio ieri per “la pubblicita’ ateista” a cura dell’Uaar che recita ’10 milioni di italiani vivono bene senza D. E quando dono discriminati, c’e’ l’Uaar al loro fianco’. Sardo non l’ha presa per niente bene e in risposta ad una lettera del deputato del Pd, Ernesto Preziosi, ha definito la propaganda ateista o antiateista “non compatibile con la storia dell’Unita’ e con gli orizzonti della cultura democratica in Italia” in quanto “contiene un pregiudizio anti-religioso che va ben oltre la liberta’ di coscienza e collide con la prospettiva di una sinistra di credenti e non credenti”. Si e’ detto certo che “gli amici di ‘Left’ prenderanno in seria considerazione queste nostre riflessioni”.

E’ sul mercato editoriale che la nuova Unita’ dovra’ misurarsi e vedersela, continuando ad uscire abbinata a ‘Left’, con testate agguerrite: in particolare con il ‘Fatto quotidiano’ dell’ex-Antonio Padellaro: all’epoca della sua direzione la tiratura superava le 100 mila copie! Insomma, c’e’ la necessità di una svolta e di ‘un rinnovamento radicale’. Indilazionabile. Scriveva Gramsci nei ‘Quaderni del carcere’: “[…] l’arte e’ sempre legata a una determinata cultura e civiltà e lottando per riformare l’arte, si lavora per creare una nuova arte, non dall’esterno ma dall’intimo, perche’ si modifica tutto l’uomo in quanto si modificano i suoi sentimenti, le sue concezioni e i rapporti di cui l’uomo e’ l’espressione necessaria”. Se il giornalismo perde l’arte, ossia cultura, approfondimento, capacita’ di leggere la realta’, si riduce e decade nel gossip o, peggio ancora, in una denuncia tanto urlata quanto sterile, utile pero’ a raccattare copie sul mercato tra i delusi e gli sfiduciati della sinistra in generale ed in particolare tra i lettori dell’ex-Pci. Una sfida difficile ma non impossibile!

 



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