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Liberiamoci delle parole biforcute

Salvo pochi audaci nostalgici che non rinunciano a presentarsi coi loro sentimenti e rifuggono dal ricorrere a denominazioni mascherate, in Italia quasi nessuno dichiara d’essere di destra. Forse è sempre accaduto da quando un profluvio di sigle politiche sta camuffando oltre ogni limite di decenza la geografia politica italiana. Eppure, se badiamo al significato vero di destra politica, non sarebbe difficile collocare sul versante di destra movimenti e uomini che, invece, si collocano sul versante mancino anche estremo perché dirsi – come si è – di destra non è mediaticamente conveniente.
 
Da solo un tale rimescolamento di significati altera il quadro politico, già di per sé intricato perché gonfio di equivocità e privo di chiarezze progettuali e discriminanti. Se poi si aggiungono le menzogne volute per celare le intenzioni vere di ognuno dei soggetti politici in campo, ci si accorge che persino i più autorevoli corrispondenti a Roma della stampa estera non riescono a raccapezzarsi sugli orientamenti reali del politicantume italiano; e, sui loro giornali, danno un’immagine pessima del nostro paese perché le loro lingue e le loro mentalità chiamano pane il pane e vino il vino senza arzigogoli di sorta.
 
Ammettiamolo: la politica italiana ricorre ad una lingua così ricca di sinonimi da risultare mendace e ingannevole. Ora, ingannare (lat. decipere) significa, con atti e con parole, indurre qualcuno a credere o a fare cosa contraria al vero, all’onesto, al desiderato.
C’è anche un inganno che ha un significato speciale, tipico di chi induce altri in errore per procurarsi un proprio vantaggio. E questo significa truffare, raggirare, infinocchiare,turlupinare, abbindolare, circuire, corbellare, gabbare, circonvenire, imbrogliare, giocare, intrappolare, irretire, fare fesso, imbertucciare (un neologismo coniato nel 1945, quando chi era stato fascista correva ad iscriversi tra i comunisti o i socialisti non per avere salva la pelle, ma per fare carriera e magari entrare in parlamento).
 
Domandiamoci: questa esercitazione abituale di ingannatori costituirà sempre un primato tutto italiano di prendere per i fondelli il nostro prossimo e gli elettori più ingenui o che non danno valore alle parole se pronunciate da persone serie? A questo è ridotta la politica creativa di partiti, uomini, persino istituzioni nate per fare ordine e non disordine che non pensano a nulla, se non a gettare parole al vento nella progressiva e stizzosa incredulità degli elettori?
Se questo è il primato dei politici italiani, sinceramente non invidiabile, sarà opportuno disfarsene il più presto possibile, anzi subito, se abbiamo ancora orgoglio sufficiente per non farci ridere dietro.
 

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