E quindi Rachid si è preso una Laura, direbbe Totò. La Laurea Triennale al Politecnico di Torino. E ieri, come un primo ministro, ha avuto un’agenda fitta di impegni. Prima l’ incontro prima con il Ministro Kyenge e poi con il Sindaco di Torino Piero Fassino. Bene.
Nelle narrazioni della vicenda personale di Rachid, da vu cumprà a ingegnere, non ho trovato alcun dettaglio su un punto, a mio avviso, per nulla trascurabile: – Ma Rachid è stato un bravo studente? – Con che votazione si è laureato? – In quanto tempo? – .
Visto e considerato che l’Italia, ogni volta che l’Ocse fa una classifica, non fa che precipitare al fondo delle graduatorie, mi chiedo: – La laurea di Rachid è un segnale da prendere positivamente dal punto di vista della qualità di uno dei nostri migliori atenei? -.
Il Politecnico, prima della riforma del cosiddetto 3+2, era una scuola dura, anzi durissima. Alcuni professori, che incidevano pesantemente sul percorso universitario degli allievi ingegneri, avevano un carisma tale che l’esame veniva identificato con il loro nome anziché con quello della materia che insegnavano. Ecco, quel Politecnico viveva di tradizione, in quella logica molto piemontese – i piedi nel mosto della botte vecchia, le mani grommate del mosto nella botte nuova – . Dai Tricomi ai Ferrari, dai Perucca ai Codegone, via via i nuovi professori, nel solco di una certa scuola, continuavano a sfornare un certo tipo di ingegnere. Erano anni in cui, assistendo agli esami, non di rado capitava di imbattersi in emeriti professori che, registrando il voto sul libretto del candidato, gli dicevano: – Per essere un meridionale sei molto in gamba -. Ecco.
Quel Politecnico, finanche razzista, sapeva fare con autorevolezza “selezione”. Era il Politecnico che voleva tenere l’asticella alta. E grazie a quell’asticella, chi si laureava aveva le carte in regola per inserirsi nel mondo del lavoro. Oggi, per correre dietro alle statistiche, che inorridiscono della “selezione”, si privilegia più la quantità e meno la qualità. Tranne sparuti casi, chi ha conseguito una laurea Triennale è considerato alla stregua di un perito di molti anni fa. A riprova che l’istruzione, che ha imboccato il sentiero della modernità, sembra solo aver diminuito la propria capacità formativa per unità di tempo.
Non vorremmo che certo giornalismo, che si piace troppo, mal consigliato dall’attualità, indulga in una bella storia di integrazione. Rachid ha svolto una tesi sul grafene, materiale dal peculiare adattamento, il che suggerisce una facile e retorica analogia. Ma quando il mare è in tempesta è meglio tenere la barra salda e diritta senza assecondare i flutti.
Non vorremmo che per qualche strana legge fisica per un vu cumprà che diventa ingegnere… Ecco.
Rachid da vu cumprà a ingegnere: il lieto fine giustifica i mezzi?
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