Siamo spettatori di una vicenda storica in cui l´evoluzione delle azioni risulta essere spesso il precipitato di una disorganizzazione delle idee, dove l´anelato sviluppo trova difficoltà incredibili non solo ad essere alimentato finanziariamente – sia dalla sponda pubblica che da quella privata- ma anche ad essere ben orientato al fine di non dispendere le poche “energie pecuniarie” ormai razionate.
In momenti come questi non ci si può permettere il lusso né di temporeggiare né di disperdere le risorse ma occorre indirizzare un primario sostegno a tutte le iniziative dotate di maggior leva e maggiore indotto, in modo da avere rapida presa nel tessuto economico attivando, così, il volano positivo.
Come in molte azioni complesse, e quella dello sviluppo ne è l´emblema, è necessario seguire un cronoprogramma di azione e, soprattutto, una sequenza di interventi che, se non osservata in modo puntuale, rischia di vanificare l´intero piano.
Oggi sarebbe necessario concentrarsi sullo “sviluppo economico delle idee” dove una delle colonne portanti è rappresentata dal turismo; concetto spesso sottovatutato poiché non se ne comprende appieno il coacervo di rapporti giuridici ed economici sottostanti.
Valorizzazione del Paese non vuol dire, soltanto, necessaria urbanizzazione ma, prima di tutto, tutela e salvaguardia, in secondo luogo strutture contestualizzate che consentano una ricezione turistica adeguata alla capacità di sopportazione del territorio e soprattutto creazione di indotto turistico.
Subiamo una forte concorrenza da parte di Paesi mediterranei che, benchè a livello naturalistico meno “dotati”, suppliscono alle loro carenze con servizi e competitività di offerta: di qui vi è l’emergenza di dar vita ad una nuova “cultura del turismo”.
Se parliamo di sviluppo economico non si può ignorare che il settore turismo, con la sua “trasversalità” operativa, rappresenta uno degli snodi imprescindibili.
Turismo, oggi, è tecnologia e creazione “sartoriale” in risposta ad una domanda sempre più esigente di un turista emancipato che sa di poter scegliere; economia del turismo è “fare sistema” affinchè la cooperazione tra tutti i professionisti dello scacchiere turistico sia efficace ed efficiente.
In questo scenario il peso del settore lo si avverte quando si considera anche l´indotto e penso, oltre che alle strutture alberghiere ed enogastronomiche, a quelle balneari, portuali e di divertimento.
Parte poi della ricchezza derivante dallo sviluppo turistico dovrebbe ricadere sul territorio come manutenzione e a parziale compensazione delle esternalità negative. La valorizzazione delle coste italiane, patrimonio dell´umanità, dovrebbe avvenire considerando la crescita del flusso turistico non come un “costo espropriativo” ma come un´opportunità che, in un´era di offerta globale, potrebbe non riproporsi.
L’essere un Paese a vocazione turistica può rappresentare certamente un vantaggio competitivo ma solo in quanto si sia in grado di sfruttare la condizione. Se il raggiungimento non agevole delle mete turistiche può essere uno scoglio, allo stesso modo un problema poco considerato è il collegamento rapido con altre località di interesse regionale; l´ostacolo non è dato solo dal collegamento arrivo/partenza ma anche dal sottovalutato collegamento regionale del turista stanziatosi.
L´attivazione del “metabolismo” economico di questo comparto, di primaria importanza, sarà possibile solo con un´agenda di interventi strutturali stradali ed aereoportuali, anche con apporti di capitale privato, e con un piano di portualità turistica di piccole e medie dimensioni che ridia visibilità ed attrattività internazionale, con i conseguenti flussi di cassa, ad una splendido Paese a volte ingiustamente inutilizzato.