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Ecco l’attentato di Bengasi agli occhi dei giornali italiani

L’attentato al consolato Usa che ieri a Bengasi, in Libia, ha causato la morte di quattro americani, tra cui l’ambasciatore Chris Stevens, campeggia, come prevedibile, sulle prime pagine dei giornali italiani.
 
Un evento di tale importanza accaduto alle porte di casa nostra non potrebbe avere conseguenze diverse. Risveglia il campanello d’allarme che sembrava sopito dopo le rivoluzioni della primavera araba. Il fanatismo religioso infatti non è stato accantonato, vero è forse il contrario.
 
Il Corriere della Sera” dedica ampio spazio al ricordo dell’ambasciatore ucciso a firma di Guido Olimpio, legato a Stevens da un rapporto di amicizia. Secondo lui, l´Ambasciatore “credeva fermamente nella nuova Libia, nella creazione di istituzioni democratiche e lo diceva con un entusiasmo misto al pragmatismo di chi è consapevole che in questo scacchiere non tutto è chiaro, non esistono confini netti tra il bianco e il nero. Sapeva che la strada era ancora lunga, riconosceva che c´erano dei pericoli ma sperava che lo scorpione si sarebbe tenuto lontano. Non è stato così”.
 
Nell’editoriale di Angelo Panebianco si legge invece: “Nell´undicesimo anniversario dell´11 Settembre gli Stati Uniti devono riconoscere che nemmeno la morte di Bin Laden ha fermato la minaccia. (…) La seconda conseguenza è che l´Europa dovrà prepararsi a fronteggiare gli effetti, anche in casa propria, dell´ascesa islamista. Poiché la sicurezza è altrettanto vitale della difesa dell´euro e della crescita economica”.
 
Adriano Sofri scrive invece su “Repubblica” che “gli autori di questo ridicolo film sembrano essersi proposti come ideale la mancanza di rispetto e la cialtroneria. Decidendo di essere irresponsabili, se ne sono presi la responsabilità. “Non pensavamo…”, diranno loro. Nemmeno l´allora ministro in maglietta di questa Repubblica, Roberto Calderoli, pensava che avrebbero assaltato il consolato italiano a Bengasi, e che negli scontri sarebbero morte 14 persone. Succedeva sei anni fa. Qualche giorno fa hanno revocato la scorta di otto persone che senza interruzione, anche in sua assenza, presidiava una sua villa nel bergamasco. La situazione del mondo è infatti tragicomica”.
 
Il Giornale” non nasconde le sue preoccupazioni con l’apertura di prima pagina: “Torna l’Islam assassino”. Secondo Magdi Cristiano Allam che firma l´editoriale del quotidiano, l’episodio non rappresenta “una scheggia impazzita. La verità è che questo terrorismo islamico è la punta dell’iceberg di una realtà popolare più ampia, diffusa e radicata che lo legittima, lo sostiene e lo finanza. E oggi, grazie al successo della Primavera araba, trova pieno incoraggiamento da parte dei regimi islamici al potere che non hanno mosso un dito per impedire che si perpetrassero gli attentati”.
 
Anche “l’Unità” titola “Torna il terrore di Al Qaeda” e Umberto Giovannelli sottolinea nel suo editoriale che “l’11 settembre di Barack Obama si consuma a Bengasi, la città da cui partì la rivolta contro Muammar Gheddafi”.
 
Nel commento di Mario Platero sul “Il Sole 24 Ore” ci si concentra invece sulle reazioni a caldo a seguito dell’attentato negli Stati Uniti. Se avrebbe dovuto trattarsi del classico momento che impone raccoglimento e unione, “Mitt Romney si è invece lanciato in un attacco verso al Casa Bianca, un’imprudenza che si è subito trasformata in un brutto scivolone politico”.
 
Anche “Avvenire” punta gli occhi sulle conseguenze dell’attacco e sulle decisioni del presidente Usa. Nel titolo si legge infatti: “Obama invia i marines, faremo giustizia”.

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