Please go home, avevamo chiesto cortesemente da giorni al governatore della Regione Lazio, Renata Polverini. Non per impeto populistico o per motivazioni giustizialistiche, che non ci appartengono. Ma semplicemente perché rinchiudersi nel Palazzo, difendendo di fatto l’indifendibile, avrebbe nuociuto alla buona causa delle istituzioni.
I venti e passa milioni di euro che i gruppi politici del Consiglio regionale si sono beatamente assegnati, senza rendiconti sulle spese degni di questo nome, erano un affronto a cittadini, lavoratori e imprenditori alle prese con una recessione che morde redditi, consumi e risparmi. L’ha ammesso addirittura lo stesso Signor Er Batman in tv. Ed è tutto dire.
Così Polverini in serata ha rotto gli indugi e ha deciso di dimettersi comunicando ai componenti della giunta la sua decisione “irrevocabile”. “Comunico solo stasera ciò che avevo comunicato ieri alle 18 a Napolitano e alle 19.30 a Palazzo Chigi a Monti e che ho atteso per comunicarlo a voi prima di incontrare i leader della coalizione che mi sostiene. La decisione è irrevocabile”, ha ripetuto nel corso di una conferenza stampa.
A un certo punto, come era già avvenuto la scorsa settimana, pareva che il pressing congiunto di Silvio Berlusconi e Angelino Alfano avesse convinto la presidente a restare al suo posto. Ma a fare piazza pulita di qualsiasi tentazione a resistere è stato l´affondo di Pier Ferdinando Casini, leader dell’Udc, dai microfoni del Tg3. Mentre i consiglieri laziali dello Scudocrociato erano orientati ad aspettare la fine dell´iter dei tagli per ritirare il loro sostegno alla giunta, le parole di Casini hanno chiuso definitivamente il discorso.
“Il mio giudizio – ha spiegato il leader dell’Udc – è che dopo il marcio che è emerso, con la cupola che è venuta fuori, qualcosa di schifoso, bisogna restituire la parola ai cittadini. Questa è la mia opinione, posso anche andare in minoranza”. “Io mi auguro – ha aggiunto – che il presidente Polverini faccia un gesto di dignità e ridia la parola ai cittadini laziali”. Superfluo a questo punto anche il vertice convocato per domani tra i dirigenti nazionali dell´Udc e gli esponenti locali recalcitranti a dimettersi seguendo l´esempio dell´opposizione.
Eppure c’è chi, come il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, grida addirittura alla lesa democrazia rappresentativa: “Mi sembra clamoroso – ha affermato – che un presidente eletto dal popolo debba anche solo essere messo in discussione per dimettersi senza aver ricevuto neanche un avviso di garanzia o provvedimento simile”.
Invece la scelta di Polverini era l’unica possibile per difendere l’Istituzione regionale del Lazio ed evitare che il discredito potesse raggiungere vette, queste sì, democraticamente perigliose.