In questi primi 19 giorni di settembre, le case concedenti sono ancora groggy : prendono botte tutti i giorni, e non sanno che cosa fare. Per qualcuna, magari, è anche “tempo di migrare”: vendono così poco che l´uscita dal mercato, “alla Daihatsu”, è sicuramente una opzione presa in considerazione dai manager centrali della casa (“che cosa stiamo a fare in Italia ?”).
Un concessionario della marca deve comunque tener conto di questa eventualità. Pochi giorni fa, per esempio, ero in una concessionaria di una marca minore di un grande, grandissimo gruppo. Immatricolato a fine agosto : 55 unità, forzature incluse. Va bene la speranza, ma rimanere immobili in queste condizioni è una specie di accanimento commerciale.
Ad un altro dealer, di una marca a larga diffusione, è stato spiegato proprio in questi giorni che il territorio da lui presidiato non sarà più sede di una concessionaria. Perché “non c´è mercato”. Una notizia non proprio fresca, ma micidiale. Non solo: è stata messa in opera una tattica di logoramento del concessionario…al quale, poche settimane fa era stato prospettato (verbalmente…) non solo un sicuro rinnovo del mandato, ma addirittura l´affidamento di un territorio allargato.
E soprattutto, a testimonianza dello smarrimento delle case concedenti, ogni giorno o quasi giunge notizia di qualche marca importante che, non riuscendo per mesi e mesi a sostituire come vorrebbe un concessionario dimissionario o revocato, è pronta ad accontentarsi di poco – anche come spazio – pur di chiudere un “open point” coriaceo e persistente. Altro ché mattonelle di platino e mobili preziosi!
Cambiano le opportunità, ma anche i rischi, per gli operatori proprio perché cambiano le politiche di presidio del mercato, vale a dire, anche, la tipologia dei concorrenti locali (concessionarie, organizzati, officine o riparatori autorizzati) con i quali dovranno confrontarsi.
L´articolo completo si può leggere sul blog Ernest Ferrari First