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Politica industriale: in Francia si discute, in Italia no

Crisi, recessione, spread, tunnel. Non si può sperare di uscire dalla tormenta economico-finanziaria che si è abbattuta sull’Europa e sull’Italia senza ripensare il sistema produttivo.
 
Emblematico l’editoriale di Le Monde: ribadisce con forza che “la ricchezza e il lavoro non verranno che dalle imprese, e conviene dunque aiutarle”. Il quotidiano parigino ammette che “la situazione è grave”, e lamenta sia il fatto che la Francia non figuri più nel gruppo delle prime venti economie al mondo, sia le sconfitte dell’industria d’oltralpe. “Dopo la chiusura dello stabilimento di Aulnay di Psa, Sanofi prevede lo stop del suo centro di ricerca di Tolosa”. I contraccolpi della crisi si scaricano quindi sia sui lavoratori che sulla ricerca.
 
Il presidente François Hollande “giustamente mantiene i provvedimenti esistenti a favore delle pmi e annuncia misure che favoriscano le aziende innovative, ma bisognerebbe spingersi più in là”, sostiene Le Monde. “La difesa delle società del Cac40 – prosegue – diventa delicata a causa della tentazione belga di Bernard Arnault, patron di LVMH. Distaccate dalla Francia, pagano le tasse tre volte meno delle pmi. Tuttavia, senza questi giganti, le piccole aziende non potranno emergere. E se le pmi e i loro proprietari sono sovratassati man mano che crescono, saranno assorbiti dalle grandi del Cac40”.
 
La posizione di Le Monde è forte e decisa: “Bisogna uscire dal circolo vizioso” per tornare ad essere territorio attraente per gli investimenti, quello che i tedeschi chiamano Standort con una politica che portano avanti da quindici anni.
 
E l’Italia? Vogliamo parlarne? Inizieranno presto a parlarne, con idee e proposte, Formiche e Formiche.net.

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