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Parigi preme nel merger Bae/Eads per non finire all’angolo

La Francia sta premendo per avere una quota consistente nel gruppo della difesa e dell’aerospazio che nascerebbe dalla fusione della franco-tedesca Eads con la britannica Bae, facendo crescere i timori londinesi che una tale richiesta possa minacciare il buon esito delle trattative.
 
Fonti di Berlino e Londra vicine all’operazione, si legge sul Financial Times, sostengono che Parigi voglia tenere il suo 15% di Eads e riservarsi il diritto di comprare un’ulteriore quota del 7,5% ora nelle mani di Lagardère, il che le permetterebbe di portare la sua partecipazione nel nuovo gruppo da un diluito 9% al 13,5%.
 
Il Financial Times sostiene che Parigi voglia convincere Berlino a seguirla, comprando una quota del 15% di Eads da Daimler, con l’opzione di appropriarsi del restante 7,5% della casa automobilistica tedesca.
 
Ciò implicherebbe la presenza di partecipazioni governative del 18% nella nuova società, ed eventualmente del 27%, che darebbe a Parigi e Berlino una minoranza capace di fare opposizione. “La Gran Bretagna sostiene che ciò sia inaccettabile”, afferma un funzionario. Lagardère ha tuttavia dichiarato che i rumor su una sua vendita sono “completamente infondati”. Il governo francese ha evitato di commentare, sebbene abbia ribadito la sua intenzione di rimanere azionista del gruppo.
 
Tom Enders, ad di Eads, sostiene l’opportunità dell’attribuzione di una “golden share” del nuovo gruppo ad ogni Paese. Ciò permetterebbe a Francia e Germania di esercitare il diritto di voto su decisioni che riguardano l’interesse nazionale, come nel caso di una scalata ostile. La Gran Bretagna, che ha già la “golden share” su Bae, sostiene questa linea. Ma Londra e Bae hanno segnalato che accetterebbero una quota massima di Berlino e Parigi del 9%.
 
Se da un lato alcuni analisti sostengono che nel deal non ci saranno partecipazioni con diritti maggiori che in altre, e negano che gli Usa possano mandare all’aria le trattative, altri credono invece che avere a bordo Parigi e Berlino possa fare del nuovo gruppo un target politico più facile, in un mercato che non è fatto solo da Stati e grandi subcontractors, ma anche da migliaia di medie imprese industriali e di servizi, spesso nei segmenti più avanzati dell´elettronica, elettromeccanica e comunicazioni.
 
Finmeccanica continua intanto a guardare la trattativa dall’esterno senza essere chiamata in causa come grande gruppo dell’aerospazio e della difesa. Le richiesta di più Europa vengono da più fronti, ma solo pochi si interessano al tema della strategia nazionale nel settore.

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