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Gli europei voterebbero Obama, non Romney

Se sulla rielezione di Barack Obama pesassero i consensi in Europa, vincerebbe senza troppa fatica. Nel Vecchio continente il presidente statunitense è più apprezzato che in Patria per i successi nella lotta contro il terrorismo e la riforma sanitaria. È stato una figura nuovissima, ma è diventato anche un volto molto conosciuto, un’icona. A differenza del candidato repubblicano, Mitt Romney, estraneo a molti cittadini europei: i pochi che sanno chi sia hanno un’immagine negativa, per il suo marcato indirizzo religioso. E, se potessero partecipare alle elezioni americane, non gli darebbero il voto.
E’quanto si rileva, secondo le indiscrezioni raccolte da Formiche.net, dall’annuale rapporto Transatlantic Trends che sarà presentato oggi pomeriggio a Milano. Il rapporto illustra, sulla base di un sondaggio svolto contemporaneamente negli Usa e in Europa, le percezioni e le attitudini dell´opinione pubblica americana e di quelle dei paesi europei sulle più rilevanti questioni di politica estera.
La crisi economica – svelerà il rapporto curato da German Marshall Fund of the United States e dalla Compagnia di San Paolo, che si è abbattuta in America ha colpito pesantemente il carisma di Obama: negli ultimi mesi ha perso consenso, la disoccupazione cresce e sia in Europa che negli Stati Uniti, tra l’altro, cresce la convinzione che si debba ridurre la spesa pubblica.
La gara elettorale dunque aperta. Obama è in lieve vantaggio ma i cittadini non sono soddisfatti delle misure economiche dell’attuale amministrazione americana.
Fino al prossimo 6 novembre però tutto può cambiare. Certo è che chiunque dei due candidati vincerà, si troverà di fronte a una sfida: dare una risposta concreta alla crisi economica e finanziaria più grave della storia del dopoguerra, distendere il costante rapporto ad alta tensione con l’Iran e risolvere un conflitto in ascesa: la Siria.
 
L’irrimediabile importanza dell’Europa
Non è l’Asia la priorità degli Stati Uniti. Per gli statunitensi resta l’Europa la regione più rilevante dal punto di vista strategico, geopolitico e commerciale. L’alleato da tenersi stretto. Ed è per questo che gli Usa sono preoccupati dalla critica situazione dell’euro-zona.
Gli europei, invece, sono consci della congiuntura che stanno attraversando ma considerano positivo il fatto di essere parte di un’unità politica, l’Unione europea. Credono poco nei governi ma si fidano ancora nell’Ue come entità che ha riflessi positivi nell’economia nazionale. Soltanto chi sta molto male, come la Spagna, o molto bene come la Germania, prende in considerazione la possibilità di di staccarsi dall’euro.
La Nato si mantiene come la più importante entità per la sicurezza, mentre la figura trionfante nella gestione della crisi è il cancelliere Angela Merkel: una leadership basata sulla mano ferrea in un momento storico che così lo impone.
Il nucleare iraniano è un tema sensibile nei due lati dell’Oceano, così come il rapporto con la Russia di Putin e la Turchia, che è non più così euro convinta. L’opinione pubblica americana non giudica positivamente l’intervento militare in Siria, a differenza di quanto è successo in Libia, un’azione percepita come giusta ed opportuna.
La sfida del prossimo presidente degli Stati Uniti è apertissima. E in tutto ciò l’Europa è coinvolta come quegli alleati fraterni che condividono uno stesso(sfortunato) destino.


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