Dignità, cambiamento, Europa, speranza. Passano da queste quattro parole d’ordine i documenti programmatici che i candidati alla segreteria Pd hanno presentato in vista della sfida congressuale.
Ognuno con la propria cifra stilistica e contenutistica, ecco passati in rassegna i manifesti di Gianni Cuperlo, Matteo Renzi, Gianni Pittella e Pippo Civati, così come sono stati sorteggiati e così appariranno sulla scheda con cui l’8 dicembre i democrats sceglieranno il loro nuovo leader.
Per la rivoluzione della dignità – Gianni Cuperlo
Una rivoluzione dolce quella del candidato dalemian-bersaniano che prevede al primo posto il lavoro, un Pd “senza uomini soli al comando” ma dove gli incarichi di partito e di governo devono restare separati e una riforma elettorale in senso maggioritario a doppio turno, no al sindaco d’Italia. Ogni riferimento a Renzi è puramente voluto.
Il manifesto del sindaco di Firenze si apre con un “renzino”, direbbe Maurizio Crozza, con la citazione tratta da “Resistenza e resa” di Dietrich Bonhoeffer con cui Renzi ha aperto la sua campagna a Bari. Cambiamento radicale quello immaginato dal rottamatore sia nel gruppo dirigente che nelle idee di partito. Un Pd “open”, inclusivo sia verso il centro-destra che verso i grillini, senza correnti, che sappia battersi per una nuova legge elettorale, per una semplificazione della burocrazia e un’Europa dove il “vincolo anacronistico” del 3% di deficit venga superato.
Il futuro che vale – Gianni Pittella
Un partito “democratico, solidale ed europeo” nel manifesto del vicepresidente del Parlamento europeo che batte su Europa e Mezzogiorno, un tema quest’ultimo “scoperto solo ora dagli altri candidati”, polemizza Pittella che cita Jeremy Rifkin e Amartya Sen sull’”uguaglianza delle capacità”.
Dalla delusione alla speranza – Pippo Civati
Ha una copertina evocativamente rossa il lungo documento di Pippo Civati, il più a sinistra dei quattro candidati che chiede di superare le larghe intese con nuove elezioni, apre all’alleanza naturale con Sel di Nichi Vendola e dice: “Mai più pratiche da 101”.