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Perché Ginevra 2 è l’ultima speranza per la Siria

Non cessano gli sforzi per trovare un’uscita politica alla crisi siriana. Leader occidentali e arabi si sono dati appuntamento oggi a Londra nel tentativo di convincere i protagonisti a partecipare alla riunione Ginevra 2. Al summit ci saranno gli undici Paesi del gruppo Amici della Siria che cercheranno di persuadere l’opposizione siriana a partecipare alla conferenza, prevista il 23 e 24 novembre.

Il Consiglio Nazionale siriano ha annunciato di voler boicottare l’incontro, perché vorrebbe maggior sostegno da parte degli alleati internazionali come ad esempio gli Stati Uniti. Il Consiglio esige che il presidente Bashar al-Assad consegni il potere a un governo di transizione, ma lui ha rifiutato qualsiasi negoziazione se non verranno consegnate prima le armi dei ribelli. Dopo due anni di lotte e un bilancio di circa 100mila morti e sei milioni di sfollati, alcuni gruppi islamici radicali si infiltrati nella guerra in Siria e questo ha peggiorato la situazione.

La crisi umanitaria
Secondo la Bbc, le milizie dell’opposizione siriana sono contaminate da gruppi jihadisti che agiscono con metodi terroristici in centri abitati come Damasco e Hamas. L’ultimo attentato è avvenuto domenica: 37 persone hanno perso la vita dopo l’esplosione di un camion. Sabato, invece, alcune esplosioni nella capitale hanno lasciato un bilancio di 30 morti.

La zona più pericolosa della Siria è Muadamia. Il vice-segretario generale dell’Onu con delega per gli Affari Umanitari e le situazioni di emergenza, Valérie Amos, ha chiesto di fermare quanto prima le ostilità nella zona.

Gli ultimi sforzi
Ma gli Amici della Siria non mollano. Insisteranno affinché l’opposizione siriana si presenti unita alla conferenza di Ginevra. L’incontro potrebbe essere un’opportunità unica perché allo stesso tavolo siederanno rappresentanti del regime siriano e dell’opposizione. L’obiettivo è formare un governo provvisorio per porre fine alla guerra.

La Lega Araba ha proposto il 23 e il 24 novembre come data dell’appuntamento. Dopo un confronto con il mediatore internazionale Lakhdar Brahimi, il segretario generale Nabil Elarabi ha confermato l’accordo. Ancora, però, non si sa se la Coalizione Nazionale Siriana coglierà l’invito positivamente.

La candidatura di Assad
Il ministro degli Affari esteri, Romain Nadal, ha confermato che Assad non può avere nessun ruolo nel processo di transizione politica in Siria. In un’intervista alla rete televisiva libanese Al-Mayadeen, Assad ha detto che cercherà la rielezione nelle urne l’anno prossimo.

“Non vi sono ancora le condizioni per un negoziato di pace con l’opposizione”, ha detto. Il presidente vuole toccare con mano le prove che i gruppi ribelli rappresentino effettivamente il volere del popolo siriano. In attesa di questo non ha nessuna intenzione di lasciare il potere.

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