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Fini: pensione d’oro, pagina Corsera, file per comprar suo libro, ma niet autocritica!

Un grande giornale, come il “Corriere della Sera”, dovrebbe tener conto degli umori e dei consensi, manifestati o negati dagli elettori ai partiti e ai leader politici.
Gianfranco Fini, dopo 30 anni in Parlamento, non è stato rieletto alla Camera, nel febbraio scorso, e il suo partitino, Futuro e Libertà, non ha superato la soglia di sbarramento ed è rimasto fuori dal Parlamento. Per l’ex pupillo di Almirante, la pensione mensile ammonta a 5.614 euro.
Ieri il “Corriere” ha dedicato una pagina a una lunga intervista, in ginocchio, al Presidente della Camera, per consentirgli di presentare il suo fondamentale volume, per il cui acquisto si preannunciano code chilometriche, in tutte le librerie del Paese.
Quando ci si lamenta della scarsa sintonia, anzi della frattura, tra gli italiani e i loro rappresentanti, spesso, si dimenticano le responsabilità dei mass media.
Perchè i giornali, pur di non far cadere l’oblio su politici di lungo corso, non tengono conto dei giudizi, non positivi, espressi nelle urne ? E non incalzano costoro, come avviene altrove, ad esempio negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, negli studi televisivi e nelle interviste alla stampa ?
Non sollecitiamo l’ostracismo e il silenzio-stampa dei media su Fini e neppure su altri politici di lungo corso, finiti ai margini della scena, come Casini e Rutelli.
Ma essi non possono pretendere di ricomparire sulla scena politica e dispensare promozioni e bocciature dei partiti e dei nuovi leader, archiviando ogni autocritica sui loro errori.
Se Fini si dedica alla famigliona e scrive libri imperdibili, non è colpa del destino cinico e baro. Ma è la conseguenza della bocciatura, da parte del popolo, delle sue proposte e della sua candidatura alla leadership del centro- destra, dopo il “divorzio”, traumatico, da Berlusconi.
Legittima appare l’aspirazione del cofondatore del Pdl a tornare in Parlamento.
Prioritario, tuttavia, dovrebbe essere l’approfondimento delle ragioni della sempre minore rappresentatività e della autoreferenzialità della politica, delle aspettative di profondi mutamenti, sinora deluse, delle prove negative, fornite da dirigenti e portaborse, incapaci e mai sazi di emolumenti.
Senza un’attenta analisi su questi temi, sollecitata, tra gli altri, sul “Corriere della Sera” da Ernesto Galli della Loggia, le esternazioni degli ex leader non possono non rivelarsi dei velleitari tentativi di risalire, come degli Schettino qualunque, a bordo di una nave che, come la Costa Crociere lo scorso anno, sta naufragando, anche e soprattutto a causa dell’incapacità nel condurla lontano dagli scogli, dimostrata dai vecchi e dai nuovi capitani, tanto dai politici di professione quanto dai tecnici e dai professoroni, in primis il mesto e declinante, non a causa del cagnolino Empy, Marione Monti.
Pietro Mancini



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