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Storia del cordiale astio fra Napolitano e Fatto quotidiano

C’è una nuova cifra comunicativa per Giorgio Napolitano? Nel suo storico secondo mandato, il capo dello Stato sembra aver inaugurato uno stile, oltre a quello più formale a cui l’Italia era abituata, più colloquiale e colorito. Soprattutto quando c’è qualcosa a indispettirlo. E nell’ultimo periodo è l’ipotesi di un suo eventuale salvacondotto per Silvio Berlusconi ad aver provocato l’ira quirinalizia.

L’ultima bacchettata in ordine di tempo risale a questa mattina quando il presidente della Repubblica ha letto sul Fatto quotidiano un articolo che racconta come, a detta dei falchi del Pdl, il capo dello Stato avesse promesso la grazia a Silvio Berlusconi”. Non si è fatta aspettare la replica direttamente dall’ufficio stampa del Colle: “Solo ‘il Fatto Quotidiano’ crede alle ridicole panzane come quella del ‘patto tradito’ dal Presidente Napolitano” e si rimanda alla lettura della nota del 13 agosto scorso per capire come Napolitano la pensi sulla questione.

Nei giorni scorsi erano stati i 5 Stelle a fare andare il presidente della Repubblica su tutte le furie, ipotizzando dietro al messaggio alle Camere sull’emergenza carceraria un salvacondotto per Berlusconi. “Chi dice questo se ne frega dei problemi del Paese”, aveva tuonato il capo dello Stato.

“Fregarsene”, “panzana” sono termini che sorprendono se a pronunciarli è il mite Napolitano. Forse il capo dello Stato si è semplicemente stancato di tutti gli attacchi che ha subito in questi anni. O forse, ipotizza maliziosamente il Fatto, dietro alla sua comunicazione più aggressiva c’è lo zampino del nuovo portavoce Maurizio Caprara: “E’ la seconda volta in quattro mesi che l’ufficio stampa del Quirinale attacca frontalmente Il Fatto Quotidiano. Il nuovo direttore dell’ufficio stampa e della comunicazione di Napolitano, Maurizio Caprara, è tuttora un dipendente in aspettativa di un giornale concorrente, il Corriere della Sera. A differenza del suo predecessore, Pasquale Cascella, che appena investito dell’incarico quirinalizio si era dimesso dall’Unità”.



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