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Vi spiego perché non sono un turbo liberista

Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori pubblichiamo la lettera di Stefano Cingolani al direttore di Italia Oggi Pierluigi Magnaschi.

Caro direttore,

Riccardo Ruggeri ha spiegato, nel suo stile acuto e brillante, come funziona oggi il rapporto tra stato e mercato, o, più concretamente, tra governi e oligopòli. L’intreccio è peggiorato dopo la crisi, ma il processo è cominciato molto prima. Nel 2008, tra le prime multinazionali al mondo, abbondavano quelle il cui capitale era direttamente o indirettamente nelle mani dei governi. Ciò è la conseguenza dell’ingresso, tra le potenze economiche, dei paesi in via di sviluppo, la Cina innanzitutto. Anche se già la Corea del Sud ci aveva fatto vedere l’osmosi sistemica tra potentati economici e politici, interpretando, in modo radicale, il modello asiatico nato in Giappone e a Singapore. Insomma, ci son più cose in cielo e in terra… E con queste cose bisogna fare i conti.

L’Occidente ha risposto spingendo i governi e le istituzioni pubbliche, comprese le banche centrali, a salvare banche e grandi gruppi. Nell’insieme, un uso difensivo dello Stato, a differenza dai paesi in via di sviluppo, perché la crisi fiscale nella Ue e negli Usa impedisce il ritorno al vecchio modello. Il mercato ha vinto la sua battaglia di efficienza e libertà, però la mano invisibile, potremmo dire, ha bisogno di una mano. Nelle nuove condizioni, dunque, si creano i nuovi ircocervi. Ovunque, anche in Italia. Per questo ritengo giusto mettere le mani avanti e innalzare la bandiera del mercato, ma bisogna anche partire da un’analisi concreta della situazione concreta.

In Italia la tentazione che la mano pubblica lavi quelle private è sempre stata molto, molto forte. Se parliamo, però, dei casi concreti di queste settimane, allora il discorso si fa più complicato e articolato (per esempio Alitalia è fallita, Ansaldo no). Quanto a Telecom Italia, qui siamo in una situazione opposta: fino ad oggi c’è un gruppo privato spagnolo, Telefonica, che gode di una posizione dominante con un pacchetto minoritario della compagnia. Non è statalismo, ma modello Mediobanca, già adottato da quasi tutti i grandi gruppi governati con un effetto leva che ha davvero paragoni al mondo.

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