La fusione Bae-Eads, annunciata la scorsa settimana dai due colossi della difesa e dell’aerospazio, avrebbe bisogno di firewall di sicurezza più forti per gli Usa. Bae Systems dovrà accettare accordi di sicurezza più rigorosi con gli Usa se la trattativa con Eads vuole davvero ottenere il placet di Washington, ha ammonito un ex funzionario amministrativo sul Financial Times.
“Il gruppo di difesa britannico dovrà rafforzare i firewall sulle sue attività statunitensi per assicurare che la tecnologia sensibile e le informazioni non trapelino al di fuori dei confini statunitensi”, sostiene Mario Mancuso, ex sottosegretario del commercio per l’industria e la sicurezza ed ex decision maker della Commissione sugli investimenti stranieri negli Usa, che giudica se questi casi possano o no ottenere l’approvazione per la sicurezza nazionale.
Il nuovo gruppo, se nascerà, dovrebbe garantire un controllo sul suo business per la difesa negli Usa a un comitato di delegazione di americani, distaccando quindi le operazioni dal suo quartier generale europeo, che, rivelano legali esperti, sarebbe meno affidabile secondo gli Usa.
Resta la questione dell’influenza dei governi francese e tedesco in Eads. Parigi e Berlino hanno rispettivamente un controllo del 22,5% della società, con l’esecutivo francese che ne detiene direttamente il 15%. I governi hanno dunque il potere di condizionare la strategia e la scelta della società. Fonti vicine alla trattativa sostengono che la quota di Parigi e Berlino scenderà fino a raggiungere una soglia di circa il 9%, il che potrebbe rendere più difficile, ma non impossibile, ottenere l’ok di Washington. Le società stanno lavorando per costituire un board bilanciato e per decidere il top management. Tom Enders, ad di Eads, e il presidente di Bae, Dock Olver, rappresentano la probabile leadership.
Secondo Carola Hoyos, giornalista del Financial Times, anche se la trattativa riuscisse ad ottenere il via libera di Washington, le richieste avanzate alla società unificata potrebbero limitare l’ammontare dei cost-saving che il colosso in fieri spera.
François Heisbourg, consigliere speciale della Fondation pour la Recherche Stratégique, sostiene in un intervento sempre sul Financial Times che “da una prospettiva francese, il tentativo di fusione ha una doppia motivazione. Dal punto di vista commerciale, il nuovo gruppo potrebbe affrontare meglio i forti tagli sulla difesa su entrambe le sponde dell’Atlantico. La mossa sarebbe dunque difensiva”.
“Allo stesso tempo – prosegue – la fusione tra Eads e Bae potrebbe ridurre la vulnerabilità nel prossimo ciclo negativo del business aereo di linea, dove la capacità produttiva sta aumentando mentre l’economia globale rallenta”.
Secondo il Wall Street Journal, anche per Arnaud Lagardère, presidente di Eads, il deal potrebbe rappresentare una manna dal cielo, con la possibilità di proseguire sul suo piano di vendita della quota del 7,5% che la società Lagardère SCA, controllata dalla sua famiglia, possiede del gigante franco tedesco, e concentrarsi esclusivamente sul settore dei media. La società possiede infatti il gruppo Libri Hachette, uno dei più forti editori al mondo, delle riviste francesi, delle stazioni radiofoniche e fa affari con il business delle produzioni televisive.
“La concorrenza deve esserci sempre, non tocca all´Unione europea bloccare il mercato, bloccare la concorrenza – ha sottolineato il vicepresidente della Commissione europea Antonio Tajani -. È importante che non ci siano concentrazioni, è importante per l´industria italiana poter essere protagonista in una competizione che non è solo nazionale ma globale”, ha concluso.
Difesa in mobilitazione dunque, nel segno di una nuova Real Politik. La conquista delle terre passa però stavolta dall’aerospazio.