Skip to main content

Il Corriere della Sera asfalta De Benedetti che si sollazza con la patrimoniale

Carlo De Benedetti non è citato esplicitamente, anche se aleggia in tutto il commento di prima pagina oggi del Corriere della Sera sul fisco. D’altronde meglio non punzecchiare troppo l’editore del quotidiano concorrente. Anche se il quotidiano concorrente (la Repubblica) non esita a scaraventare sul Corriere della Sera interviste chilometriche a Diego Della Valle che vomita critiche ai vertici della Rizzoli-Corriere della Sera salvando però il direttore Ferruccio de Bortoli.

Il titolo del commento del Corriere della Sera non lascia spazio a dubbi interpretativi: “Patrimoniali (mascherate) che già ora paghiamo”. Così il quotidiano di via Solferino, dopo che in passato ha animato un dibattito sull’opportunità da valutare di una patrimonialona con interviste che fecero scalpore a Giuliano Amato e a Pellegrino Capaldo, ora si schiera dalla parte del no: vade retro patrimoniale e patrimonialisti. Compreso Carlo De Benedetti? Per carità, il finanziere e imprenditore, editore del gruppo l’Espresso, non è minimamente menzionato. Eppure gli addetti ai lavori questa mattina non hanno potuto non mettere in relazione questa netta presa di posizione del Corriere con l’intervento apparso ieri sulla prima pagina del quotidiano confindustriale il Sole 24 Ore in cui l’Ingegnere ribadiva e rilanciava la sua idea di una patrimoniale per trovare risorse utili al fine di ridurre le imposte su lavoratori e società.

Fracaro e Saldutti nel commento sul Corriere fanno riferimento a un “dibattito” “mai sopito” sulla necessità di introdurre un’imposta patrimoniale per tagliare il debito pubblico che ormai ha raggiunto il 133 per cento del Prodotto interno lordo. I due giornalisti del quotidiano rizzoliano scrivono che “formalmente la patrimoniale non è mai stata introdotta” eppure bastano “alcune sigle, più o meno misteriose, e quello che molti dicono di non voler fare, di fatto accade”.

Ecco i dettagli che suffragano la tesi del Corsera: “Il terzetto delle imposte appena nate (Trise, Tari e Tasi) rappresenta una forma molto ambigua di patrimoniale mascherata. Con buona pace dei rigoristi del vocabolario fiscale”. Dopo le prove tecniche della Tares con cui si erano aggiunti alle imposte già previste altri 30 centesimi per metro quadrato, ora le tasse che si basano sul valore degli immobili (quindi patrimoniali) si prosegue sulla stessa strada, aggiungono Fracaro e Saldutti.

“A pensarci bene – proseguono i due giornalisti del quotidiano diretto da Ferruccio de Bortoli – con il terzetto Trise-Tari-Tasi viene introdotta la patrimoniale comunale, visto che saranno i sindaci a fissare il livello dell’imposta”. Certo, chiosano, la tassa sui rifiuti serve per coprire i costi della raccolta, ma la Tasi?, si chiedono. Ecco la risposta: “Non sembra esserci in questo caso un collegamento diretto tra prelievo e servizi erogati. Ricordiamo che servirà a pagare gli stipendi della Polizia municipale all’illuminazione cittadina, all’arredo urbano. Non è, quindi, una vera e propria tassa”.

L’unica patrimoniale “a viso aperto pagata dagli italiani fu il prelievo straordinario del 6 per mille su tutti i conti correnti introdotto dal governo Amato nel 1992″. Il dibattito sulla patrimoniale di Amato fu molto duro e arrivò fino alla Corte costituzionale, ricordano i due giornalisti, ma “consentì all’Italia di evitare la deriva”.



CONDIVIDI SU:

Gallerie fotografiche correlate

×

Iscriviti alla newsletter