Airbus potrebbe essere il nome della società da 38 miliardi di dollari che nascerebbe dalla fusione dei due colossi dell’aeronautica e della difesa, la franco -tedesca Eads e la britannica Bae Systems, nonostante la preoccupazione che la scelta possa accendere le tensione sia con gli Usa che con la Gran Bretagna.
Il nuovo nome, secondo il Financial Times, replicherebbe infatti il titolo della divisione aerospaziale civile di bandiera di Eads, Airbus, che si trova in Francia.
Ogni timore sulla fusione dal lato inglese verrebbe placato facendo di Londra il quartier generale delle operazioni che riguardano la difesa nella nuova società, basate essenzialmente sulle attività della Bae.
Il gruppo inglese comunque si oppone alla proposta, sostenendo che il nome in questione non sarebbe gradito negli Usa, dove Airbus è il più grande rivale della Boeing nell’industria commerciale aerospaziale.
“Suonerebbe come un anatema per molti americani”, spiega al Financial Times il manager di una grande società aerospaziale europea estraneo sia a Eads che a Bae. “Potete immaginare la reazione nel Pentagono all’idea di comprare hardware militare da Airbus?”, osserva.
Gli Usa e l’Europa hanno alle spalle una lunga storia di dispute commerciali che riguardano Airbus e Boeing, in merito a dichiarazioni di entrambe le parti su aiuti di stato usati per supportare le due società.
Una persona coinvolta nelle trattative ha confermato a Ft che l’uso di Airbus è una delle opzioni discusse da Eads, sebbene ciò sia “ancora oggetto di dibattito” e ci siano “altre possibilità”.
Eads sostiene che la scelta del nome Airbus darebbe enfasi al nuovo gruppo, che essendo diviso in una divisione aerospaziale e una di difesa, sarebbe un forte competitor per Boeing. I due colossi protagonisti del deal hanno comunque evitato ogni commento.
Ma il problema dell’ipotetico nome da dare al titano che potrebbe nascere dalla fusione non è l’unico. Secondo Andrew Hill, giornalista del Financial Times, bisognerà fare attenzione al fatto che la fedeltà alle bandiere nelle diverse divisioni potrebbe ostacolare l’integrazione.
Geoffrey Owen, ex editorialista del quotidiano e Senior Fellow del dipartimento Management della London School of Economics, ha consigliato invece di non considerare solo l’aspetto politico della fusione perché Bae dovrebbe invece spiegare le motivazioni economico-finanziarie del deal con Eads.
Negli ultimi dodici anni il gruppo inglese si è focalizzato più sulla difesa militare che sul settore aerospaziale civile, trasformandosi in una società essenzialmente di difesa, con il 40% delle vendite verso gli Usa.
Secondo Owen, Bae dovrebbe adesso dare una svolta alla sua strategia, puntando sull’Europa e sul settore aerospaziale civile per alleggerire la sua dipendenza dalla difesa. Ma Londra fino a che punto accetterà il merger se questo dovesse compromettere i suoi interessi?