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Ecco come il Giappone aiutò l’Nsa a spiare la Cina

Anche il Giappone è coinvolto nel Datagate. Fonti del governo di Tokyo hanno confermato che l’Agenzia di sicurezza nazionale americana (Nsa) ha chiesto aiuto nel 2011 per monitorare i cavi in fibra ottica che trasportano dati personali dal Giappone verso la regione dell’Asia-Pacifico.

La richiesta sarebbe stata respinta perché la Costituzione giapponese proibisce la cooperazione in materia di difesa e intelligence con altri Paesi. E anche perché il Giappone non ha sufficiente personale per portare avanti un’operazione di questo tipo. I rapporti sono stati pubblicati dall’agenzia di notizie Kyodo, che sostiene che la richiesta è stata accolta e avrebbe permesso agli Stati Uniti di spiare la Cina.

Secondo il quotidiano Japan Times, tra le motivazioni di questa richiesta c’è “la crescente presenza della Cina nel cyberspazio e la necessità di rafforzare i sistemi di sicurezza di fronte agli attacchi di terrorismo informatico”. “Ma Tokyo ha deciso che non poteva farlo perché secondo la legislazione vigente non può intercettare le comunicazioni, anche se l’obiettivo è quello di prevenire un atto terroristico”, ha scritto il quotidiano.

Il Japan Times ricorda che dalle divulgazioni del Guardian si è scoperto che l’agenzia di spionaggio britannica, GCHQ, condivide dati con gli Stati Uniti che sono rilevati attraverso il cavo transatlantico sin dal 2011.



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