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Così in California si sperimenta il “cap and trade”

Parte il primo esperimento mondiale per contenere l’effetto del gas serra sul cambiamento climatico. Dal primo gennaio del 2014 lo Stato americano della California diventerà il luogo di esordio del “cap and trade”, un sistema che stabilisce un tetto massimo alle emissioni di gas serra e cerca di creare uno scambio tra le aziende industriali per la compravendita di quote per programmi di utilità e produzione a seconda dell’impegno ambientale.
 
Il quotidiano statunitense The New York Times spiega la legge chiamata A.B. 32, che ha come finalità di riportare entro il 2030 il livello delle emissioni a quello del 1990: ovvero una riduzione pari a circa il 30%. Se l’obiettivo è raggiunto, il modello potrebbe essere applicato su grande scala.
 
“In un primo momento saranno approvati solo quattro mezzi di riduzione del carbonio per crediti di compensazione: la gestione del legname, la distruzione dei gas refrigeranti, tagli alle emissioni di metano da reflui zootecnici e progetti di piantagione di alberi nelle aree urbane”, ha scritto il New York Times. Una volta sviluppati i progetti di compensazione per altri 20 Stati si creerà un nuovo mercato, che adesso accetta solo crediti generati negli Stati Uniti.
 
Il progetto ha subito molte critiche. Il timore principale è che molte aziende scelgano di trasferire le proprie attività in stati più permissivi, oppure riescano a trovare scappatoie che rendano inutile il provvedimento. Intanto, i rischi per la California sono evidenti, secondo alcuni osservatori. Il programma potrebbe danneggiare la fragile economia dello stato basata su raffinerie, cementifici, fabbriche di vetro produttori e altre imprese.
 
Certo è che fino a due anni fa la decisione era considerata un primo test di quanto sarebbe poi avvenuto su scala nazionale: la legge voluta dall´amministrazione del presidente Barack Obama si è arenata in Senato.
 
Per Taddeo Huetteman, presidente de Power and Energy Analytic Resources of Atlanta, quello che la California sta veramente cercando “è di dimostrare che è possibile creare un nuovo mercato mondiale con delle priorità, non un’economia semplicemente più grande”. E in questo modello l’ambiente è in prima fila.


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