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Epifani cestina storia sinistra e consegna il Cav. ai suoi carcerieri!

I senatori, dunque, si esprimeranno, con il voto palese, sulla decadenza, o meno, da senatore di Silvio Berlusconi, dopo la condanna definitiva dell’ex premier e in base alla discussa legge Severino.

Nella giunta di Palazzo Madama, presieduta da Stèfano, seguace di Vendola- colpevolista con Berlusconi, ma da ieri indagato a Taranto nell’inchiesta sull’Ilva- si è saldata una convergenza Pd-Grillo-Monti, che produrrà un’ulteriore ferita alla stabilità, auspicata da Napolitano, e al traballante esecutivo delle cosiddette “larghe intese”, ormai sempre più esili.
Qualcuno, ieri, ha parlato di diritto, che diventa rovescio, quando l’imputato è il Cavaliere.
Altri Di forzatura antiberlusconiana e di consegna di Silvio al plotone di esecuzione, che lo giustizierà a cielo aperto.
Colpisce, ma non sorprende, che lo stravolgimento delle regole avvenga con il consenso di un ex alto magistrato, Pietro Grasso, Presidente del Senato, che ha avallato la fretta dei settori maggioritari della sinistra di espellere da Palazzo Madama l’odiato e irriducibile avversario. E nessuno ha raccontato a Epifani, ex socialista demartiniano, capofila del fronte giustizialista, le storiche battaglie dei partiti storici della sinistra pro-voto segreto.

Determinante, nella giunta presieduta dal vendoliano Stefano, a favore della decisione di deliberare, in aula, con il voto palese, sulla decadenza da senatore di Silvio Berlusconi, si è rivelato il consenso, espresso dalla senatrice di “Lista Civica”, Linda Lanzillotta, ex Margherita di Rutelli e “ladron” Lusi, poi Api, quindi ministra Pd, infine, per ora, con Monti.
Sulla coppia di “potere e manette” Bassanini-Lanzillotta si dimostrarono molto lungimiranti 2 leader socialisti scomparsi, mai succubi ai comunisti, Craxi e Mancini.
Bettino cacciò dal PSI Franco, che subito postulò e trovò candidature, poltrone e stipendioni nel PDS-Ds-Pd. Prima, tuttavia, un robusto deputato craxiano milanese, Giorgio Gangi, schiaffeggiò Bassanini a Montecitorio.
E Giacomo disse no a Rutelli, che gli aveva postulato di sostenere, nel collegio di Cosenza, nel 2001, l’elezione a senatrice dell’Ulivo di Linda, che era stata assessora nella giunta di Roma, guidata dall’ex pannelliano “Cicciobello”.

Pietro Mancini



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